Siria, la Turchia implora aiuto per invadere i siriani

Continua il braccio di ferro internazionale in Siria, con la Turchia e gli Stati Uniti pronti ad invadere il territorio di Assad. Nel frattempo Ankara chiede il sostegno dell'Europa per l'occupazione.

Siria, la Turchia implora aiuto per invadere i siriani

La Turchia elemosina l’aiuto dell’Europa per invadere la Siria e rovesciare il regime di Assad. La discesa in campo della Russia nel conflitto mediorientale ha infatti allarmato in maniera straordinaria sia il dittatore turco Erdogan, sia gli stessi Stati Uniti che hanno in Ankara una formidabile base logistica.

Ed ora dalla Turchia arriva un appello all’UE ed agli USA: è necessaria un’invasione di terra per fermare l’avanzata delle truppe siriane. Secondo gli ultimi rapporti infatti, il regime di Assad sarebbe riuscito a riconquistare oltre 800 chilometri quadrati di territorio dall’inizio di febbraio ad oggi.

L’esercito regolare siriano avrebbe inoltre liberato ben 73 centri abitati dal controllo dell’Isis, sempre nello stesso periodo, proprio grazie all’intervento della Russia, ed al supporto offerto da Putin con servizi di intelligence e di bombardamento tattico.

La discesa in campo del colosso dell’Europa orientale ha però scombussolato i piani di USA e Turchia, convinti di poter trattare con Assad e farsi concedere un “canale preferenziale” per effettuare l’invasione della Siria via terra. Così da Ankara, ora che il tempo stringe, è arrivato un appello disperato: “Dobbiamo invadere subito“.

I turchi hanno infatti affermato che soltanto un’operazione via terra può essere in grado di risolvere in maniera efficace la crisi in Siria, e si sono quindi rivolti alla Coalizione internazionale – guidata dagli Stati Uniti – per ottenere il supporto necessario ad effettuare l’invasione.

Lo spauracchio di Washington ed Ankara è infatti quello scenario in cui Putin, praticamente neopartecipante al conflitto, possa riuscire a far sì che l’esercito di Assad ripulisca gran parte del Paese dall’Isis, e riesca così a “metterlo in sicurezza” agli occhi del mondo; negando a Turchia e Stati Uniti la possibilità di invadere la Siria in maniera “legittima” con il pretesto della riappacificazione del territorio.

In tutto ciò, la Turchia ha continuato i bombardamenti contro i miliziani dell’YPG, il partito dei lavoratori curdi che risultano essere una delle più importanti linee di difesa contro l’Isis per l’Europa e per il Medioriente.

I turchi hanno infatti più volte tentato il genocidio ai danni dei curdi nel secolo scorso, e ancora oggi considerano i membri dell’YPG come “terroristi“; nonostante si siano già dimostrati l’arma di terra più efficace a disposizione degli Alleati per contrastare l’avanzata dello Stato Islamico.

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