Le nuove tecnologie, si sa, sono un’arma a doppio taglio: se da una parte hanno favorito la riduzione delle distanze su scala globale, agevolando il commercio e fornendo una spinta straordinaria agli scambi culturali, dall’altra hanno ridotto la privacy ad un mito, o poco più. E divertirsi a bazzicare spensieratamente su internet, può non essere la mossa più intelligente da compiere per chi ha necessità di mantenersi nell’anonimato.
Si tratta di un dettame elementare ed incredibilmente intuitivo, che però un terrorista dell’Isis (definito non a caso “dumb” , ovverosia “idiota”, dalle maggiori testate angolofone) ha pensato bene di trascurare; con conseguenze nefaste per sé e per i suoi compagni.
Lo jihadista dell’Isis in questione, per scacciare la noia dell’inoperosità, ha infatti pensato ad una trovata assolutamente geniale: farsi un selfie proprio nella base dello Stato Islamico, e caricare la foto su internet. Peccato che gli americani, veri e propri segugi quando si tratta di reperire dati in rete, non abbiano affatto faticato a risalire al selfie spiattellato in bella vista sul web dal terrorista. E grazie alla geolocalizzazione, sono quindi stati in grado di individuare con precisione la base dell’Isis, con le ovvie conseguenze del caso.
Gli Stati Uniti, com’è facile intuire, non si sono fatti pregare ed hanno prontamente lanciato un attacco aereo sul luogo, bombardando la locazione ingenuamente “indicata” dallo sventurato terrorista che, a causa di un selfie, ha finito con il compromettere la sicurezza dell’intera base. A dare la curiosa notizia è stato direttamente Hawk Carlisle, generale dell’aeronautica statunitense, che non ha però fornito ulteriori informazioni riguardo al sistema utilizzato per risalire alla geolocalizzazione del luogo. Certo, gli americani sanno che certe informazioni è meglio non divulgarle, per ragioni decisamente ovvie (anche se non per tutti, a quanto pare).
Carlisle si è limitato a commentare con un conciso: “Dopo che i ragazzi di Hulbert (sede di una delle divisioni dei servizi di intelligence statunitense, in Florida) hanno individuato il sito, in sole 22 ore siamo stati in grado di distruggerlo”. A poco è servito dunque il monito dell’Isis, che a Febbraio aveva vietato ai propri membri-ed ai cittadini schiavizzati-l’utilizzo degli smartphone, per evitare inconvenienti di questo genere. Un appello caduto nel vuoto: la tentazione del selfie colpisce proprio tutti, persino i fanatici islamisti.