Normalmente, si è portati a pensare al cannibalismo come a un qualcosa di arcano, relegato a tempi primitivi, o a popoli che non hanno ancora conosciuto la civiltà. Purtroppo, questa orrenda pratica è ancora presente ed anche in Paesi piuttosto evoluti: a conferma di ciò giunge un fatto dall’immenso territorio russo, ove una coppia è stata appena fermata con l’accusa di aver rapito, ucciso, smembrato e mangiato, circa 30 persone.
La vicenda, raccontano i media locali (tra cui “Mir24”), ha avuto una svolta ai primi di Settembre quando, in un dormitorio militare, erano stati trovati dei resti di una donna, poi seguiti da un secchio contente altri pezzi della medesima vittima: in seguito, per le strade della cittadina di Krasnodar (Russia meridionale europea, non lontano dal Mar Nero e da Soci), era stato rinvenuto uno smartphone nella cui memoria erano presenti foto con un uomo immortalato in bella posa con dei resti umani tipici di una donna. Da qui, risalire al proprietario del telefono, il 35enne Dmitry Bakshaev, era stato relativamente semplice.
Nel corso dei primi interrogatori, l’uomo – secondo il periodico online “Ria Novosti” – avrebbe coinvolto anche la moglie, la 42enne Natalia Shaporenko, infermiera presso un istituto militare, e avrebbe ammesso 2 omicidi: gli inquirenti, però, avrebbero già identificato 7 vittime, e sospettano che la coppia, attiva con una lunga sequenza omicida sin dal 1999, abbia potuto assassinare e divorare circa 30 vittime.
Nel frattempo, come diffuso dal tabloid britannico “Daily Mirror“, le perquisizioni delle forze dell’ordine avrebbero scoperto, nella casa della coppia, resti umani nel freezer del frigorifero, conservati presumibilmente per un “consumo successivo“, e questo avrebbe portato ad ulteriori accertamenti nell’appartamento, nell’eventualità e nel timore che possano essere rinvenuti altri resti.
L’episodio di Kranodar, purtroppo, non è il primo nelle immense lande di Madre Russia: qualche decennio fa, infatti, i media di tutto il mondo portarono alla luce la storia del cannibale di Rostov, un certo Andrej Romanovič Čikatilo che, viaggiando in lungo e in largo nell’URSS, divorò circa 53 persone (compresi dei bambini), tra gli anni ’80/90, con la scusa di esser rimasto traumatizzato dalla carestia avvenuta negli anni ’30. L’uomo, cui il presidente russo Eltsin rifiutò un appello, fu condannato a morte con un colpo di pistola alla nuca, proprio nella prigione di Rostov.