Rivolta in Israele: Netanyahu riceve gli ebrei etiopi

Il Premier israeliano Netanyahu ha incontrato la delegazione di ebrei etiopi, all'indomani delle proteste di Tel Aviv. Intanto, Rivlin ammette: "Rivolte colpa nostra, non abbiamo ascoltato le loro voci"

Rivolta in Israele: Netanyahu riceve gli ebrei etiopi

Il Premier Israeliano Benyamin Netanyahu ha ricevuto la delegazione della comunità ebrea etiope, all’indomani delle violente contestazioni che hanno interessato Tel Aviv, facendo della città un vero e proprio campo di guerriglia urbana. Tra i membri del comitato accolto dal Primo Ministro di Israele figurava anche Demas Pekada, soldato di leva che si era trovato, suo malgrado, a subire le violenze gratuite di due ufficiali di polizia durante la scorsa settimana; un avvenimento che ha contribuito in maniera determinante a far scoppiare le rivolte, aumentando il clima di tensione tra gli agenti ed i falashà (gli ebrei etiopi).

Pekada era stato ripreso mentre veniva percosso e picchiato da due poliziotti israeliani grazie ad una telecamera a circuito chiuso. Il filmato ha fatto sì che i due agenti venissero sospesi, ed è stato al contempo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, poiché gli ebrei etiopi d’Israele erano già da tempo ai ferri corti con le forze dell’ordine. Queste ultime infatti si sono dimostrate particolarmente solerti nel perseguitare la comunità nera ebraica, tant’è che il motivo dell’ondata di proteste è uno soltanto, riconducibile alle spregiudicate esibizioni di razzismo da parte dei poliziotti.

A riferire dell’incontro avvenuto quest’oggi è stata l’emittente televisiva Canale 2. Netanyahu, fiutando il pericolo di una vera e propria sommossa popolare (e ieri le avvisaglie c’erano tutte), ha così ritenuto opportuno scendere in campo in prima persona, per assicurare agli etiopi d’Israele che verrà fatta giustizia. Anche il Capo di Stato Reuven Rivlin si è espresso in merito alla vicenda, affermando pubblicamente: “Con gli ebrei etiopi abbiamo sbagliato”.

“Non abbiamo visto e non abbiamo ascoltato abbastanza: tra chi protesta nelle strade, ci sono alcuni dei nostri più eccellenti figli e figlie, studenti dotati, e coloro che servono nell’esercito” ha poi sottolineato Rivlin. Un mea culpa che potrà forse essere il primo passo verso il risanamento dei rapporti tra due fazioni, quella della comunità falashà e quella dei poliziotti, oramai in aperto conflitto tra loro come mai prima d’ora.

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