Anche se non si parla più di loro, i rifugiati continuano ad arrivare in massa; ma mentre fino a poco tempo fa le loro storie apparivano in prima pagina sui quotidiani di tutto il mondo, di loro oggi non parla più nessuno. Questo silenzio non significa, purtroppo, che il loro dramma sia finito, anzi ora muoiono molti più migranti dell’anno scorso, nonostante il numero di arrivi si sia ridotto della metà.
Secondo il Pew Research Center di Washington, nel corso del 2015 oltre 1,3 milioni di persone hanno chiesto asilo in uno dei 28 paesi dell’Unione Europea: un record assoluto. Quest’anno il record, invece, è detenuto dal numero di morti.
Il polemico accordo con Ankara che prevede il rimpatrio dei rifugiati ha ridotto gli arrivi attraverso il mar Egeo, ma non è comunque servito ad arrestarne il flusso. L’anno scorso, nel periodo di maggiore affluenza, arrivavano a Lesbo 10.000 persone al giorno; oggi circa 3.000 chiedono asilo ogni 24 ore. Secondo i dati raccolti da Acnur, nel 2016 sono arrivati nelle coste europee 261.404 persone, contro 1.015.078 arrivate nel 2015.
Per quanto riguarda i decessi, lo scorso anno 3.771 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo, lo 0,37% di tutti coloro che hanno intrapreso il viaggio. Nel corso del 2016, fino al momento, sono morte 3.127 persone, ossia l’1,1% del totale. Questo significa, che la maggior parte di coloro che arrivano in Europa seguono le rotte più pericolose, come quella del Mediterraneo centrale, la cui percentuale di decessi è molto più alta (circa il 2,7%) di quella dell’Egeo (0,23%): il 77% dei decessi nel Mediterraneo è dato da coloro che cercavano di arrivare in Italia attraverso la Libia.
L’aspetto ancora più grave è che in queste statistiche non includono gli scomparsi: alcune imbarcazioni fantasma sono affondate in mare senza che nessuno sia a conoscenza del quando né del dove. Per esempio, nel 2014 un vecchio peschereccio di legno è affondato in un qualche punto tra la Libia e Lampedusa con 243 migranti a bordo, e i corpi non sono mai stati ritrovati.