La gestione finanziaria della Santa Sede ha registrato di recente una svolta significativa, con due interventi pontifici che ne ridisegnano gli equilibri. Da una parte, Papa Leone XIV ha deciso di cancellare il chirografo del suo predecessore, documento che attribuiva allo Ior (Istituto per le Opere di Religione) la gestione esclusiva degli investimenti finanziari e del patrimonio vaticano. Dall’altra, con una lettera apostolica in forma di Motu Proprio intitolata “Coniuncta Cura”, il cardinale Prevost ha ribadito la necessità di una corresponsabilità condivisa nelle scelte economiche, sottolineando come la gestione patrimoniale debba coinvolgere più attori in un’ottica di collaborazione e trasparenza.
Il provvedimento di Leone XIV rappresenta un ridimensionamento del potere fino ad oggi concentrato nelle mani della banca vaticana. Negli anni precedenti, lo Ior era gestito sotto la direzione di Gianfranco Mammì, figura considerata di fiducia di Papa Francesco e promossa a direttore generale durante il pontificato argentino. Mammì aveva accumulato notevole influenza sulla gestione dei capitali, con un controllo pressoché esclusivo sulle decisioni finanziarie strategiche.
La cancellazione del chirografo segna quindi un’inversione di tendenza, indicando la volontà di diversificare le responsabilità e di coinvolgere più organi nelle scelte economiche della Santa Sede. Il Motu Proprio “Coniuncta Cura” va in questa direzione, enfatizzando la corresponsabilità comune. Secondo il testo, le decisioni finanziarie non sono più prerogativa esclusiva dello Ior, ma diventano frutto di un processo partecipativo che mira alla convergenza di tutti gli enti e uffici competenti.
Questa riforma si inserisce in un contesto di maggiore attenzione alla trasparenza e alla governance della Santa Sede, un tema al centro del dibattito pubblico internazionale e delle riforme interne promosse negli ultimi anni. L’approccio di Prevost suggerisce che le scelte economiche siano più equilibrate, riducendo il rischio di concentrazione eccessiva di potere e facilitando una gestione condivisa del patrimonio. Dal punto di vista storico, questi provvedimenti indicano una continuità ma anche un’evoluzione rispetto alla visione finanziaria del pontificato di Francesco.
Se da un lato la fiducia verso figure come Mammì rifletteva la necessità di disporre di collaboratori esperti e affidabili, dall’altro l’implementazione di strumenti di corresponsabilità segna un passo verso una maggiore inclusività e controllo collettivo. La riforma potrebbe avere effetti importanti non solo sulla governance interna, ma anche sull’immagine esterna della Santa Sede, mostrando un impegno concreto nella gestione responsabile e trasparente delle risorse economiche.