In una società in cui tutto sembra andare controcorrente fa discutere sicuramente la recente sentenza della Corte Suprema del Regno Unito: i cinque giudici hanno votato all’unanimità che la definizione legale di donna va attribuita solamente a quelle che sono nate biologicamente femmine. Di conseguenza, le donne transgender, anche se possiedono certificati di riconoscimento di genere, non possono essere definite tali proprio perché non lo sono dalla nascita.
Quindi, a partire da questa sentenza, la legge a Londra non riconoscerà come donne quelle che non sono nate femmine. Ma come mai si è arrivati a questa sentenza? Tutto è cominciato da un ricorso voluto per impedire che le trans potessero avere accesso a servizi dedicati alle donne. Fra le sostenitrici di questo ricorso un grande ruolo ha avuto la Rowling, autrice dei romanzi di Harry Potter, che ha vivamente sostenuto la campagna a favore dei diritti delle donne, insieme a tanti altri attivisti che si sono battuti per questa causa.
Tuttavia, bisogna specificare che nel 2010, la legge sulla parità, ovvero l’Equality Act, aveva permesso alle transgender in possesso di un certificato di riconoscimento di genere di essere considerate donne, tanto da dare loro il permesso si far parte dei consigli di amministrazione pubblici.
Un gruppo di attivisti, sostenitori di questioni di genere For Women Scotland, di cui ha fatto parte anche la Rowling, ha presentato un ricorso alla Corte Suprema: l’intento è stato quello di far capire cosa si intende con i termini uomo e donna, ed evitare confusioni.
La vittoria ottenuta è stata accolta con grande favore da J.K. Rowling, che ha sottolineato come con questa sentenza si vogliono difendere e tutelare i diritti delle donne. Bisogna evitare le ambiguità e smetterla con questa ideologia gender che non fa bene a nessuno. Gli spazi riservati alle donne, da ora in poi, saranno solo accessibili a coloro che lo sono dalla nascita.