Putin potrebbe rimanere il leader russo fino al 2036. Firmata la proposta di legge

Notizia recente dal Cremlino è che il noto leader russo - Vladimir Putin - ha apposto la sua firma su una proposta di legge che potrebbe prolungare il suo mandato fino all'anno 2036.

Putin potrebbe rimanere il leader russo fino al 2036. Firmata la proposta di legge

Ci troviamo in un periodo tetro e buio, periodo in cui il timore della diffusione del virus Covid-19 rende praticamente non attuabili tutte le manifestazioni del popolo sovrano russo, periodo che, a qualcuno, potrebbe addirittura fare molto comodo. Infatti, i giornalisti e gli oppositori di Putin lo chiamano “colpo di stato”. Stiamo parlando della tanto discussa proposta di legge, la quale contiene ben quattrocento modifiche alla solida Costituzione russa.

Fondamentale tra questi è l’emendamento che azzera il mandato come presidente di Vladimir Putin. Il famoso e criticato leader russo, ormai sessantasettenne, è stato presidente per ben 2 volte dall’anno ’00 all’anno ’08 dopo 2 mandati quadriennali ciascuno. Dopo ciò, il tanto agognato mandato presidenziale russo è stato poi eccezionalmente esteso a 6 anni ed il leader è stato rieletto nell’anno ’12 e nel ’18. Quindi, l’attuale legge prevede che il leader deve dimettersi nel ’24.

Qualora la legge venisse definitivamente approvata dal popolo, Putin rimarrebbe in carica per altri 2 mandati di 6 anni, cioè fino all’anno ’36, in quanto gli sarà concesso a pieno titolo di poter partecipare alle elezioni per 2 volte dopo l’anno ’24. Vladimir Putin ha ratificato il provvedimento sabato scorso, sostengono fonti ufficiali del Cremlino, soltanto 3 giorni dopo aver affrontato il parlamento russo con 1 singolo voto contrario.

Dopo questa approvazione, fatta dalla onorevole Corte costituzionale russa, seguirà un referendum popolare che – per ora – è stato fissato per il ventidue aprile 2020. All’interno della legge prima citata, sarebbero contenute norme che rafforzerebbero nuovamente il potere del presidente Putin: inoltre, vieterebbero a tutti gli effetti il matrimonio gay e considererebbero la religione un valore fondamentale e primario in Russia.

Inoltre, la controversa proposta prima citata, evidenzia in modo inequivocabile la più che voluta superiorità del diritto russo in confronto alle norme internazionali. Ciò riflette chiaramente l’irritazione e l’inquietudine del Cremlino verso la Corte europea dei diritti dell’uomo e di altre istituzioni che hanno spesso emesso sentenze negative nei confronti della Russia e dell’operato del suo presidente, Vladimir Putin.

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