Proteste in India per la nuova legge sul rilascio della cittadinanza

Con la nuova legge, le persone di fede musulmana sono escluse dalla concessione della cittadinanza dopo i diversi scontri accaduti in passato lungo le strade indiane.

Proteste in India per la nuova legge sul rilascio della cittadinanza

Sono circa due settimane, si stanno svolgendo in diverse parti dell’India manifestazioni contro una nuova legge sulla concessione della cittadinanza alle persone. La legge modifica la Costituzione indiana e permette la naturalizzazione dei cittadini delle minoranze religiose dei Paesi vicini, escluse le persone di fede musulmana.

Gli esperti prevedono che indù, sikh, buddisti, giainisti, parsi e cristiani in fuga dalle persecuzioni in diverse parti del mondo tra cui l’Afghanistan, il Pakistan e il Bangladesh (tutti paesi a maggioranza musulmana) possano ottenere così la cittadinanza indiana. Per le organizzazioni musulmane ed i difensori dei diritti umani, questo testo mira ad emarginare la minoranza musulmana indiana, di circa 200 milioni di persone.

Il governo nega e sostiene che il testo non è discriminatorio ed offre molti diritti ai cittadini indiani piuttosto che toglierli. Da lunedì 16 dicembre 2019 si sono svolte manifestazioni spontanee in diverse università di Nuova Delhi. Studenti, ma anche molti abitanti della capitale indiana, si sono riuniti in fondo all’India Gate, un monumento emblematico, per contestare questa legge.

Tutto questo avviene in un contesto di divisione tra i cittadini indiani: negli ultimi anni, città e strade con nomi musulmani sono state rinominate per dare loro un appellativo più “indù”. Inoltre, le autoproclamate milizie indù hanno linciato decine di musulmani e dalit in nome della difesa della mucca sacra.

La costruzione del tempio indù di Ram ad Ayodhya, dove nel 1992 è stata distrutta una moschea, ha diviso le due comunità ed ha generato rivolte sanguinose in diverse parti dell’India. L’attuale movimento è stato addirittura oggetto di violenta repressione in alcune zone: 27 persone sono state brutalmente uccise durante queste manifestazioni. I manifestanti denunciano quindi anche le violenze della polizia indiana degli ultimi giorni, visto che l’ondata di protesta si è ormai diffusa in tutto il Paese, senza esclusione di zone rurali o urbanizzate.

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