Portogallo, canoista di fama internazionale dà alla luce un figlio e muore

Catarina Sequeira, dal 26 dicembre in coma cerebrale, ha dato alla luce il suo bambino, poi è morta. Filipe Almeida ha parlato di diritto "di dare se stessi per consentire al proprio figlio di vivere".

Portogallo, canoista di fama internazionale dà alla luce un figlio e muore

Cerebralmente morta il 26 dicembre 2018, una donna portoghese di 26 anni ha portato avanti la gravidanza e dato alla luce il proprio figlio, il 30 marzo 2019 e, poche ore dopo (come avvenuto per un’altra mamma coraggiosa), è morta. È questa la storia di Catarina Sequeira, una campionessa di canoa conosciuta in tutto il mondo.

Salvatore, questo il nome dato al bimbo, crescerà con il padre, Bruno Sapolo, il 25enne che non ha mai lasciato sola Catarina e che assicura: “Sono il padre, ho sempre voluto esserlo, crescerà con me. Ora vi chiedo solo di rispettare il mio silenzio“.

Catarina Sequeira, fin da ragazzina, soffriva d’asma. Alla 12ma settimana di gestazione, fu colpita da un grave attacco e i medici dell’Ospedale de Santos Silva, a Gaia, decisero di optare per un coma farmacologico nel tentativo di salvare il piccolo. Alla 19ma settimana, Catarina è entrata in coma profondo: era il 26 dicembre 2018.

Salvatore è nato il 30 marzo, alla 32ma settimana di gestazione, e pesa 1.7 chilogrammi. La sua nascita era programmata per il giorno successivo, ma le gravi condizioni della mamma hanno fatto anticipare di un giorno l’evento. Per una ventina di giorni Salvatore rimarrà sotto osservazione presso il reparto di neonatologia dell’ospedale portoghese: purtroppo, la mamma è morta poco dopo il parto cesareo.

Filipe Almeida, il responsabile del comitato etico dell’ospedale che ha seguito Catarina Sequeira e il suo bambino, ha riferito che la famiglia era d’accordo con i sanitari sulla decisione di tenere in vita il bambino pur conoscendo la gravità della madre. Sul fatto che Sequeira non abbia mai firmato alcun consenso alla donazione dei suoi organi, Almeida non ha esitato a spiegare il significato profondo dell’essere un donatore che non significa solo “dare un fegato, un cuore o un polmone ma essere un grado di dare sé stessi per consentire al proprio figlio di vivere. E nessuno ha il diritto di interrompere il processo deciso da una madre”.

Continua a leggere su Fidelity News