Polonia: si discute su "stop all’aborto"

Diritti del nascituro, diritti della donna, coscienza: temi che s'intrecciano, s'attraggono e allo stesso tempo si respingono. Mentre il Parlamento discute le donne, vestite di nero, nelle piazze protestano

Polonia: si discute su "stop all’aborto"

Oggi, 24 marzo 2018, in Polonia verrà discussa una proposta di legge che vuole dare dignità alla vita permettendole di venire alla luce al di là del suo stato di salute. La proposta, chiamata “Stop all’aborto”, se accolta dal Parlamento, eliminerà la possibilità di interrompere la gravidanza quando il feto mostra segni di imperfezione.

Da sempre la Polonia ha scelto la vita per il nascituro. Dal 1993 applica regole chiare circa l’aborto, consentito solo in alcuni casi: qualora la madre fosse in pericolo di vita, avesse subito uno stupro e qualora vi fosse una grave malformazione del feto. Oltre a queste regole una donna che chiedesse l’interruzione di gravidanza deve confrontarsi anche con l’eventuale obiezione di coscienza da parte del personale medico e infermieristico.

L’obiettivo della legge “Stop all’aborto”, vuole limitare l’aborto solo ai primi due casi citati ed eliminare quello riferito, e finora permesso, in caso di malformazione e di malattia genetica del feto. Se la legge passa, le donne porteranno a termine la gravidanza pur sapendo che il loro bambino non avrà una vita lunga.

La legge che il Parlamento è chiamato a discutere ha suscitato polemiche un po’ ovunque. A Varsavia, in altre città polacche e europee scenderanno in piazza migliaia di donne tutte vestite di nero in segno di protesta.

Il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Miuznieks, secondo quanto riporta l’Ansa.it si dice preoccupato, l’approvazione del testo “metterebbe la Polonia in contraddizione con gli obblighi di rispettare i diritti umani che ha a livello internazionale“. Secondo quanto riferisce “Ansa.it”, Miuznieks ritiene che la Polonia stia prendendo decisioni “contrarie agli standard internazionali“. Qualche mese fa Muiznieks, in una lettera al primo ministro aveva criticato gli ultimi “emendamenti alle leggi sugli organi della magistratura” e qualche tempo prima gli emendamenti e leggi che rischiano di mettere “in pericolo il diritto a manifestare e la libertà dei media”.

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