Siamo nel sud del Cile, e ieri il vulcano Calbuco è tornato a ruggire. Erano passati 42 anni dall’ultima eruzione, ed è scattato immediatamente lo stato di emergenza: circa 4.000 persone sono state evacuate, nel raggio di 20 chilometri dal cratere. La colonna di cenere e fumo prodotta dall’eruzione si è alzata per diversi chilometri, ed era visibile anche a lunghissima distanza, tanto da rendere inevitabili ipotesi di piani di evacuazione anche nel vicino confine argentino, che dista qualche chilometro in più dal vulcano: se dovessero proseguire le emissioni di gas e polveri, tali interventi saranno necessari.
La città di Puerto Montt, nel cui territorio è situato il Calbuco, è stata coperta da una fitta coltre di polvere causata dall’eruzione, e l’amministrazione locale racconta di quanta preoccupazione ci sia negli abitanti della città: vedendo le immagini che vi forniamo, ne capirete facilmente i motivi. Le misure di sicurezza, per ora, prevedono che gli abitanti della piccola cittadina cilena restino chiusi in casa con porte e finestre chiuse, evitando così di respirare le pericolose polveri. Nonostante la colonna di fumo sia piuttosto imponente, comunque, per ora non sono stati ancora registrati casi di lapilli o di rocce proiettati dal Calbuco in eruzione verso il centro abitato, non lontano dalle pendici del vulcano stesso.
Il problema vero di questa eruzione è che essa è stata del tutto inaspettata. Gli studiosi cileni, infatti, che non ne registravano una dall’ormai lontano 1972, non avevano infatti previsto la ripresa dell’attività del vulcano, nonostante lo tengano sotto controllo da diversi anni, per studiarne l’evoluzione. Peraltro, ancora nel sud del Cile, il mese scorso aveva eruttato il Villarica, vulcano di dimensioni minori, che fortunatamente non aveva causato nessun danno alla popolazione locale. Un fenomeno incredibile, non c’è che dire!