Patrick Zaky come Giulio Regeni: lotta in carcere, in Egitto, il dissidente politico

Si teme per Patrick Zaki. L’ennesima sentenza-beffa, formulata il 12 luglio scorso, ha confermato il carcere almeno fino alla fine di agosto per il ricercatore egiziano e studente Erasmus a Bologna in diritti civili e di genere.

Patrick Zaky come Giulio Regeni: lotta in carcere, in Egitto, il dissidente politico

Patrick Zaki come Giulio Regeni continua a lottare in carcere. Si trova in detenzione preventiva in attesa di processo. Si teme per lui per la decisione presa dalla Procura del Cairo di rinnovare la detenzione di ulteriori 45 giorni. L’ennesima sentenza-beffa, formulata il 12 luglio scorso, ha confermato il carcere per il ricercatore egiziano e studente Erasmus a Bologna in diritti civili e di genere almeno fino alla fine di agosto.

Dopo l’ennesima sentenza di rinvio del giudizio le condizioni di Patrick sono subito apparse ottime sia a livello fisico che psicologico, ma lui rimane una pedina come Regeni nei rapporti economici tra Italia ed Egitto, col Bel Paese che non è abbastanza forte da chiedere il rilascio immediato del prigioniero.

Ciò che desta maggiore preoccupazione è la diffusione del Covid-19 nelle carceri per cui addirittura nell’ultima settimana si sarebbe verificata una dozzina di decessi in dieci istituti di pena: ciò che si teme è un sovraffollamento delle carceri e degli ambienti carcerari per cui il governo deve provvedere rilasciando i prigionieri per evitare la diffusione del contagio. Ma questo non avviene. 

È stata anche lanciata una petizione su Change.org, promossa da quattro delle principali organizzazioni per la tutela dei diritti umani in Egitto  tra cui anche l’Ecrf, che segue la famiglia di Giulio Regeni, a favore dei carcerati, per cui ricevano disinfettanti e dispositivi di protezione, in cui si richiede il rilascio dei prigionieri di opinione e di coscienza, di quelli che soffrono di malattie croniche, degli ultrasessantenni e delle donne incinte.

Si richiede, inoltre, che venga permesso loro di ricevere delle visite dai congiunti in quanto le visite dei familiari sono state interrotte dal marzo scorso: i reclusi non hanno alcuna possibilità di comunicare con il mondo esterno, sono abbandonati al loro destino, costretti a trovare ogni dì un espediente possibile per comunicare con i familiari.

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