Pakistan: fa la pipì su un tappeto, bimbo di 8 anni rischia la pena di morte

In Pakistan, un bambino sorpreso ad urinare in una scuola rischia la pena capitale. Insorge la comunità musulmana, ditrutto un tempio indù. La famiglia del piccolo in fuga

Pakistan: fa la pipì su un tappeto, bimbo di 8 anni rischia la pena di morte

Dal Pakistan, e precisamente dalla città di Rahim Yar Khan, nel Punjab, arriva una notizia incredibile. Un bambino di soli 8 anni, con problemi mentali, rischia la pena di morte per aver fatto la pipì su un tappeto di una biblioteca di una madrasa, una scuola dove si insegna il corano.

Il piccolo, di famiglia induista, è accusato di blasfemia, ed è stato arrestato dopo essere stato sorpreso ad urinare, lo scorso 4 agosto, nella scuola islamica. Molte le minacce ricevute dal bambino da parte della comunità musulmana, che non ha perdonato questo gesto, tanto da distruggere, per rappresaglia, un tempio indù.

Minacce dalla comunità musulmane al bambino

Il bambino, dopo essere stato rilasciato a seguito del pagamento della cauzione, è stato nuovamente trattenuto dalla polizia in custodia protettiva, a seguito delle continue minacce che avrebbe ricevuto dalla comunità musulmana, nonostante il premier Imran Khan si sia impegnato a far riparare il tempio distrutto, per calmare gli animi.

Venti le persone arrestate per l’assalto al tempio indù, mentre la famiglia del piccolo si è nascosta per la paura di rappresaglie, così come altre famiglie induiste, nonostante sia stato schierato l’esercito per evitare ulteriori disordini.

Il caso di Asia Bibi

Il piccolo, che è il più giovane a cui sia stato contestato il reato di blasfemia, rischia la pena di morte come previsto dall’articolo 295c del codice penale pakistano, che prevede la pena capitale nei casi estremi. La legge, in vigore dal 1986, non prevede l’onere della prova da parte dell’accusato.

Tra i casi che hanno fatto più scalpore, quello della contadina pakistana di fede cattolica, Asia Bibi, condannata all’impiccagione dopo essere stata accusata di aver offeso Maometto

La donna, che ha sempre negato le accuse, dopo essere stata stuprata ed imprigionata, ed un calvario lungo dieci anni, è stata assolta dalla Corte Suprema, e nel 2019 ha dovuto lasciare il paese, per evitare, come spesso capita, di essere assassinata da estremisti islamici.

Continua a leggere su Fidelity News