In Pakistan è ancora terrore-talebani: i guerriglieri islamici hanno compiuto l’ennesimo attentato nel Paese asiatico, uno dei più interessati dal fenomeno dei fondamentalisti religiosi, che non perdono occasione per ribadire alla popolazione quanto nessuno possa sentirsi al sicuro fintanto che saranno a piede libero. L’attentato in questione è andato in scena a Karachi, nella zona a Sud del Pakistan: i talebani hanno preso d’assalto un autobus di fedeli diretti verso un luogo di preghiera, penetrando al suo interno e generando momenti di puro terrore tra i passeggeri.
Una volta fatto irruzione all’interno del mezzo pubblico, i talebani hanno subito aperto il fuoco eliminando sistematicamente ogni singolo bersaglio, con perizia maniacale. A spiegarlo è stato uno dei testimoni della strage, che ha offerto il proprio racconto ai media locali. Queste le sue parole, riportate da TgCom24: “Sei uomini armati di pistola sono saliti sull’autobus, e hanno sparato alla testa, assicurandosi che nessuno rimanesse vivo”. Una pratica in tutto e per tutto simile a quella delle esecuzioni programmate e ben pianificate.
Non è stato scelto a caso nemmeno il bersaglio: i talebani hanno infatti preso d’assalto quello specifico autobus per un motivo ben preciso, in quanto era pieno fedeli sciiti, una minoranza in quel del Pakistan. A bordo del mezzo pubblico è stato reso noto che ci fossero dalle 50 alle 60 persone circa, tutti appartenenti alla minuta setta degli ismaeliti (una piccola comunità spirituale localizzata presso le vallatate himalayane, in corrispondenza della provincia di Gilgit Baltistan, ma presenti anche a Karachi), diretti verso la moschea per dedicarsi alle preghiere.
E’ stato poi reso noto dal commissario di polizia Nadim Ahmad Khan che i terroristi si siano avvicinati all’autobus per mezzo di motociclette. Tra le vittime figurano 16 donne. Il bilancio complessivo dell’attentato dei talebani del gruppo Tehrik-e-Taleban Pakistan (Tip) è stato stimato in 43 morti e 13 feriti, alcuni dei quali si troverebbero ora in condizioni gravi.