L’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha provveduto a lanciare immediatamente l’allarme Ebola, quando i primi casi si sono presentati: il movente del “ritardo pilotato” nel dare l’annuncio sarebbe esclusivamente economico. E’ questa la scioccante notizia emersa grazie alla documentazione resa pubblica da Associated Press, nella quale figurano anche numerose e-mail che inchiodano senza appello i vertici dell’OMS alle proprie colpe. In realtà, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità avesse dato l’annuncio dell’epidemia in ritardo, era cosa risaputa.
Ma fino a ieri l’organo si era diffuso offrendo, come motivazioni per l’intempestività dell’annuncio, la rapidissima capacità di diffusione del virus che avrebbe colto tutti di sorpresa, e la mancanza di risorse e di operatori sul campo capaci di offrire una visione chiara e tempestiva del quadro globale. Eppure, la versione emersa grazie al lavoro di AP è incredibilmente più torbida e sconcertante. I dirigenti africani dell’OMS avevano infatti chiesto di dare subito l’allarme, ma i vertici mondiali avevano categoricamente dissentito: esisteva infatti il rischio effettivo di ripercussioni sulle economie dei Paesi africani coinvolti, e per questo i vari focolai di ebola, sebbene fossero già noti all’OMS, non sono mai stati denunciati.
Risale infatti a Giugno 2014 la prima, vera epidemia di ebola, scoppiata in Guinea: la peggiore mai avvenuta fino a quel momento, in termini di vittime. Da lì, l’escalation del terrore e dei contagi: lavoratori stranieri evacuati, timore sempre crescente da parte della popolazione, ma nessun allarme, nessun segnale di pericolo dai vertici dell’OMS. Questo perché, secondo quanto raccolto da AP, i vertici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità-pur essendo perfettamente a conoscenza del fatto che la situazione fosse tragica-avevano deciso di tacere riguardo l’epidemia, per non doversi scontrare con i governi dei Paesi coinvolti. In particolare, più che la salute delle popolazioni locali, le preoccupazioni dell’OMS riguardavano gli interessi minerari, ed il giro di soldi portato dai pellegrini musulmani in viaggio verso la Mecca nel periodo di Ottobre.
Emblematica una mail firmata dalla direttrice del dipartimento malattie pandemiche ed endemiche Sylvie Briand, datata 5 Giugno 2014 e diretta ai colleghi che proponevano di annunciare immediatamente il pericolo ai civili: dichiarare l’emergenza non può che essere “l’ultima spiaggia”, citando testualmente un estratto della corrispondenza. Usando ancora le parole della Briand, l’utilizzo di “altri mezzi diplomatici” cercando di aggirare il problema senza renderlo noto agli occhi del mondo, era la soluzione preferibile. Della stessa opinione anche Margaret Chan, direttrice generale dell’OMS, la quale annunciava il 10 Giugno 2014 che la creazione di un comitato per la risoluzione dell’epidemia di Ebola “poteva essere visto (dai Paesi africani) come un atto ostile”.
Dall’alto tutti sapevano dunque, come nel più classico dei film del filone catastrofico, ma nessuno ha voluto intervenire per timore di poter provocare danni economici. Una trama da B-movie horror che stavolta però, si è rivelata essere una drastica realtà. Perché in fondo la cinematografia, anche nelle sue sfumature più fantascientifiche ed apparentemente scollegate dal concreto, si ispira sempre inevitabilmente alle caratteristiche del mondo che ci circonda; pur talvolta cammuffandolo abilmente. Ma in questo caso le stime, che parlano di almeno 10.000 morti avvenute nel periodo tra Giugno ed Agosto (ovverosia da quando l’OMS è venuta a sapere dell’epidemia, a quando ha dato l’allarme) sono tragicamente reali.