Amanda Knox torna a parlare, ovviamente la questione è sempre quella: l’omicidio Meredith, e tutte le vicende contingenti che hanno costellato uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi decenni. La Knox ha inviato una lettera aperta al West Seattle Herald, nella quale descrive l’angoscia provata durante il processo e la detenzione, fino alla scarcerazione in virtù della controversa assoluzione.
“Questa ferita rimane aperta […] Non riesco più ad essere felice. Il mio corpo non dimentica” scrive Amanda Knox, riferendosi al periodo trascorso in carcere durante la sua detenzione sul suolo italiano. Una prigionia che la ragazza ha sempre ritenuto come un enorme errore giudiziario da parte del nostro Paese, teoria corroborata dal fatto che la giovane sia poi stata ritenuta estranea ai fatti.
Un anno fa arrivò l’assoluzione definitiva, che fece discutere non poco in Italia, e molti all’epoca gridarono al complotto per non scontentare gli Stati Uniti (Amanda è infatti una cittadina statunitense, ed il caso aveva rischiato più volte di generare un clamoroso incidente diplomatico tra i due Paesi).
Ora, forte di quella liberazione sugellata dagli organi di Giustizia nostrani, Amanda Knox racconta il tempo trascorso in carcere, sostenendo di aver subito abusi da parte della Giustizia italiana che il tempo non potrà mai cancellare. Come quella volta in cui una compagna di cella le strappò il diario.
“Mi sento come se stessi annegando a causa di quei ricordi” ha lamentato la ragazza, che venne assolta l’anno scorso insieme a Raffaele sollecito. “Spero di potermi sentire in pace, spero che questa ferita possa guarire – ha dichiarato Amanda Knox in occasione della sua liberazione – e anche quando le parole se ne sono andate, questo peso viscerale ha un significato preciso: che il corpo non dimentica. Mai“.