Nicaragua: i vescovi non parteciperanno al "dialogo nazionale"

Invitati dalle due parti, dal Governo Ortega e dall'Alleanza civica, i vescovi scelgono di non partecipare all'incontro lasciando ai laici "la responsabilità di gestire gli affari temporali della nazione".

Nicaragua: i vescovi non parteciperanno al "dialogo nazionale"

La Conferenza episcopale del Nicaragua ha preso la sua decisione; non invierà alcun rappresentante come testimone ed accompagnatore del “dialogo nazionale“, aperto il 27 febbraio a Managua, tra il Governo di Daniel Ortega e l’Alleanza civica. Quest’ultima rappresenta i diversi settori della società civile del Paese.

La decisione è stata diffusa con un comunicato su Twitter, dove si legge che i vescovi del Nicaragua hanno dichiarato che, anche se richiesto dalle parti, non parteciperanno al dialogo perchè “devono essere i laici ad assumere la responsabilità di gestire gli affari temporali della nazione in questo momento“. 

La decisione

L’arcivescovo di Managua, il card. Leopoldo Brenes, aveva incontrato i giornalisti il giorno prima, promettendo di dare i nomi dei vescovi rappresentati la Conferenza episcopale del Nicaragua all’incontro tra Governo e Alleanza civica; qui aveva ribadito l’importanza del saper ascoltare e mettere al primo posto i sentimenti, le attese e le richieste della popolazione da parte di tutti i partecipanti al dialogo nazionale.

Quattro giorni prima, però, i vescovi avevano divulgato la notizia di non partecipare al dialogo nazionale con un comunicato; riprendendo le parole della Gaudium et Spes, avevano spiegato: “il nostro principale contributo continuerà ad essere quello di accompagnare il popolo nelle sue sofferenze e i suoi dolori, le sue speranze e la sua allegria“.

Inizialmente, i vescovi speravano di essere invitati all’incontro tra il Governo Ortega e l’Alleanza civica; in seguito, però, pur appoggiando la ripresa del dialogo tra le due parti, i vescovi hanno riflettuto sui risvolti politici dovuti alla loro presenza e hanno cambiato idea. Temono, in modo particolare, di essere manipolati e sfruttati per tattiche e strategie politiche nascoste.

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