Netanyahu nega la carestia a Gaza: “I palestinesi stanno ingrassando”

Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano sostiene che a Gaza non c’è fame, ma le autorità internazionali denunciano una crisi alimentare gravissima.

Netanyahu nega la carestia a Gaza: “I palestinesi stanno ingrassando”

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha recentemente espresso una posizione netta e controversa riguardo alla situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. Durante una conferenza a Gerusalemme dedicata all’Alleanza Internazionale per la Memoria, Netanyahu ha negato l’esistenza di una carestia di massa, definendo “menzogna” le accuse secondo cui Israele stia utilizzando la fame per esercitare pressione sulla popolazione palestinese.

Anzi, secondo il premier, nelle condizioni attuali i palestinesi tenderebbero ad ingrassare proprio a causa della ridotta attività fisica provocata dal dover restare a lungo nascosti nei tunnel per sfuggire agli attacchi. Questa posizione appare sorprendente e in netto contrasto con le testimonianze diffuse a livello internazionale.

Il leader israeliano ha sostenuto che dall’inizio della crisi sono stati forniti aiuti pari a 1,8 milioni di tonnellate di cibo e beni essenziali alla popolazione civile, affermando che non esiste alcuna carestia. Ha inoltre citato immagini e video di prigionieri palestinesi catturati durante l’operazione militare, sottolineando come nessuno di loro mostri segni di denutrizione, ma anzi sembri in buona forma fisica, suggerendo quindi che il problema della fame non sussiste.

Questa narrazione, tuttavia, è smentita dai dati e dalle analisi diffuse dalle Nazioni Unite e da numerose organizzazioni umanitarie che operano nella regione. Dall’inizio della crisi, e in particolare dopo il marzo 2024, quando è stato imposto un embargo totale da parte di Israele, l’ingresso di cibo, acqua, medicinali e carburante nella Striscia di Gaza è stato fortemente limitato, aggravando una situazione già fragile.

Secondo le stime dell’ONU, più di 2 milioni di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare grave, con centinaia di migliaia di individui che affrontano una fame estrema. Philippe Lazzarini, capo dell’UNRWA, l’agenzia dell’ONU che assiste i rifugiati palestinesi, ha denunciato apertamente che la fame sta venendo utilizzata come mezzo di pressione contro la popolazione civile.

I rapporti ufficiali parlano di circa 470.000 persone in Fase 5 IPC, quella più critica di carenza alimentare, con 71.000 bambini e oltre 17.000 madri bisognosi di interventi urgenti per malnutrizione acuta. Cindy McCain, direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché agisca tempestivamente per ripristinare il flusso degli aiuti verso Gaza. Ha sottolineato come l’attesa di una conferma ufficiale della carestia rischi di arrivare troppo tardi, quando le vite umane saranno già compromesse in modo irreparabile.

La contrapposizione tra la versione ufficiale di Netanyahu e le evidenze umanitarie internazionali mette in luce una realtà complessa, in cui la popolazione civile di Gaza si trova al centro di una situazione che coinvolge non solo aspetti militari, ma anche una grave emergenza umanitaria. Mentre Israele insiste nel respingere le accuse relative all’uso della fame come strumento di pressione, la crisi alimentare rimane una delle priorità più urgenti da affrontare, con conseguenze potenzialmente estremamente gravi per milioni di persone.

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