Negli USA si va in pensione sempre più tardi, ma il motivo può sorprendere

Anche negli Stati Uniti c'è un acceso dibattito sulla flessibilità previdenziale. Il sistema consente di accedere alla pensione dai 62 anni, ma in tanti rimandano l'uscita dal lavoro: ecco perché succede.

Negli USA si va in pensione sempre più tardi, ma il motivo può sorprendere

Il tema della flessibilità previdenziale resta ormai al centro dell’attenzione da anni in Italia, ma il nostro Paese non è l’unico chiamato a confrontarsi con l’evoluzione delle dinamiche demografiche e con le sfide date dell’invecchiamento della popolazione.

Problematiche simili in realtà si presentano in tutto l’Occidente, vista la maturità dei mercati e il raggiungimento dell’età di quiescenza da parte dei cosiddetti baby boomers. In questo senso, può essere interessante approfondire gli ultimi dati in arrivo dagli Stati Uniti al riguardo, dove con uno scenario simile dal punto di vista dell’invecchiamento emerge un trend curioso (e per certi versi in controtendenza) rispetto all’Italia.

Negli USA in tanti rimandano la pensione, ma non per mancanza di possibilità 

Il dato curioso emerge proprio dall’analisi dei dati riguardanti i baby boomers. Sono infatti in molti a decidere di posticipare la propria data di quiescenza, nonostante la possibilità di ottenere un’assegno dalla Social security sin dai 62 anni di età. Ancora più interessante è il fatto che sulla decisione non pesa solo una valutazione economica.

Certo, come avviene anche da noi, ogni anno di permanenza in più nel mercato del lavoro si traduce in un assegno più alto (di circa l’8%). In particolare, secondo i dati diffusi dall’ente di ricerca statistica sul lavoro BLS, circa il 20% dei lavoratori con almeno 65 anni di età sta proseguendo il proprio lavoro (pur essendo in età di quiescenza), oppure è alla ricerca di un nuovo impiego.

I baby boomers escono mediamente dal lavoro quasi a 67 anni e lo fanno principalmente per mantenersi attivi, visto che si sentono ancora in ottima salute. Se la principale motivazione per restare più a lungo sul lavoro non è economica (perché le statistiche parlano di persone adeguatamente patrimonializzate, ad esempio tramite i piani 401k), resta che il fattore determinante potrebbe risultare proprio la crescita della longevità. Tre americani ultra 65enni su quattro dichiarano di avere una salute buona o ottima, a conferma che la produttività non si deve legare necessariamente ad un parametro anagrafico.

Continua a leggere su Fidelity News