Musk fonda l’America Party, Trump replica: "Ridicolo". Scontro frontale tra titani della politica e della tecnologia USA

Trump attacca Musk per il lancio dell'America Party, definendolo un progetto confuso e inutile; Musk replica con insulti, aprendo un nuovo fronte nella politica USA.

Musk fonda l’America Party, Trump replica: "Ridicolo". Scontro frontale tra titani della politica e della tecnologia USA

Nel lungo weekend dell’Indipendenza americana, mentre gran parte degli Stati Uniti si preparava a festeggiare, Elon Musk ha acceso una miccia destinata a far esplodere il panorama politico a stelle e strisce. Attraverso un sondaggio sulla piattaforma X (ex Twitter), il magnate sudafricano naturalizzato americano ha confermato l’intenzione di fondare l’“America Party”, una nuova formazione politica che si propone come alternativa radicale al duopolio Repubblicani-Democratici.

La reazione dell’establishment non si è fatta attendere. Donald Trump, già allertato dalla notizia nei giorni precedenti, ha definito l’idea di Musk «ridicola» e «confusionaria», ribadendo che il sistema americano ha sempre funzionato con due soli partiti. «Può anche divertirsi – ha aggiunto ma i terzi partiti non hanno mai avuto successo. Il Partito Repubblicano sta vincendo. Perché disperdere voti?».

Il presidente in carica, dopo aver firmato la discussa “Big Beautiful Bill”, ha colto l’occasione per attaccare Musk anche sul piano personale. Su Truth Social, la sua piattaforma, ha affermato che l’imprenditore è “deragliato completamente nelle ultime cinque settimane”, e ha ricordato il loro passato incontro alla Casa Bianca, insinuando che Musk si sarebbe inchinato pur di ottenere aiuti di Stato per Tesla e SpaceX.

Sul fronte opposto, Musk ha reagito con insulti diretti a Steve Bannon – che lo aveva apostrofato come “Elmo the Mook”, cioè uno sciocco straniero – definendolo «ubriacone» e «porco» e aggiungendo che «questa volta finirai in carcere e ci resterai a lungo». Lo scontro si è rapidamente trasformato in una guerra verbale senza esclusione di colpi.

Ma al di là delle invettive, l’America Party di Musk ha una visione ben delineata. Tra i pilastri programmatici spiccano l’austerità fiscale, la tutela della privacy, una riforma dell’immigrazione orientata ai lavoratori qualificati, e un approccio tecnologico all’amministrazione pubblica. Secondo fonti vicine all’imprenditore, l’obiettivo è ottenere pochi seggi strategici tra Camera e Senato per diventare ago della bilancia sulle decisioni chiave, approccio già sperimentato in altri sistemi parlamentari.

La struttura del partito è ancora embrionale: la sede legale coincide con quella di SpaceX a Hawthorne, in California, e il tesoriere è Vaibhav Taneja, già CFO di Tesla. Una commistione tra attività imprenditoriale e impegno politico che non manca di sollevare dubbi sull’effettiva separazione tra interessi pubblici e privati.

La spaccatura tra Musk e Trump affonda le radici anche nella “Big Beautiful Bill”, la maxi-legge economica voluta dalla Casa Bianca. Mentre Trump sostiene che rilancerà l’economia aumentando le entrate fiscali, Musk – che da tempo contesta i sussidi e l’aumento della spesa pubblica – la vede come una manovra destinata a gonfiare il debito. Proprio il suo passaggio come leader temporaneo del movimento Doge aveva indicato una direzione opposta, improntata al rigore finanziario. Nel contesto di un’America sempre più polarizzata, la mossa di Musk rischia di diventare un terremoto politico. Non è la prima volta che figure fuori dall’alveo politico tradizionale (qualcuno ricorda Ross Perot?) provano a inserirsi nella scena istituzionale, ma è raro che ciò avvenga con mezzi e risorse di tale portata.

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