Ci sono storie forse troppo spesso rapidamente archiviate ma sulle quali occorerebbe riflettere perchè storie di chi ha perso la vita, portando con sè, per sempre i suoi sogni. E’ quanto accaduto a Mohamed Bara, un ragazzo 18enne del Burkina Faso, tra le vittime del naufragio di un gommone al largo della Libia, in cui sono morte oltre 100 persone, lo scorso 21 aprile
A raccontare la triste storia di questo ragazzo, col sogno di raggiungere la terra promessa, l’Italia, è suo cugino, Moubalika Sambare, studente residente vicino Varese, che ha scelto Fanpage.it per descrivere chi fosse Mohamed, i suoi desideri, i suoi sogni, le sue speranze di un mondo migliore in cui poter vivere e realizzarsi.
Il racconto del cugino della vittima
Moubalika, mentre mangiava assieme al padre, tramite i social, è venuto a sapere della morte del cugino, vedendo le immagini di 5 giovani del suo stesso villaggio natio, tra cui il povero Mohamed, con la scritta “Riposa in pace”…destino confermato dalla zia, la prima ad essere interpellata, e dai suoi contatti in Libia e Burkina.
Il cugino racconta che, nelle sue conversazioni, Mohamed ripeteva sempre “Prima o poi arriverò in Italia e andremo in giro insieme”, mentre Moubalika cercava di fargli capire che anche in Italia non avrebbe trovato molto di quello che si aspettava, anche alla luce delle tristi notizie dei morti durante le traversate dall’Africa al nostro Paese.
Ma Mohamed era sempre più intenzionato a voler raggiungere la sua terra promessa, un sogno svanito nel suo “viaggio della morte”. Il 18enne era un ragazzo solare che sognava di raggiungere l’Italia e dire “Ok mamma, ce l’ho fatta!“; un giovane che amava il calcio, stare in giro con gli amici, che non avrebbe fatto del male a una mosca; un ragazzo che sapeva dar valore alle piccole cose.
In tanti, purtroppo, sotto la notizia della sua scomparsa, hanno dato il via a commenti carichi di razzismo e odio, di una crudeltà inaudita. “Gli sta bene, la prossima volta spero che ne muoiano di più”, si legge, mentre altri sostengono che gli immigrati vengano in Italia per danneggiare la nazione, rubando il lavoro. Ma in quanti, dice Moubalika, andrebbero a raccogliere pomodori nei campi dalla mattina alla sera senza lamentarsi?