Mikhail Popkov vuole arruolarsi nell’esercito russo

Mikhail Popkov, uno dei serial killer più prolifici della storia, durante un'intervista dichiara di voler aderire al programma di arruolamento dei detenuti. Ha ucciso e violentato 81 donne

Mikhail Popkov vuole arruolarsi nell’esercito russo

“Qual è il tuo sogno?” chiede il giornalista della tv russa, ad un uomo seduto dietro a delle sbarre, nel carcere di massima sicurezza di Irksut. “Arruolarmi… -risponde- Devo essere sincero però, non tra Gennaio e Febbraio, fa troppo freddo”. Il detenuto continua: “Penso che le mie competenze militari, potrebbero essere utili”. Chi pronuncia queste frasi pensa al programma di arruolamento nelle carceri attuato dal governo russo. Il suo nome è Mikhail Popkov, 58 anni e due ergastoli. Popkov ha sulla coscienza 81 omicidi di donne, tra i 17 e i 38 anni, che ha stuprato prima di uccidere brutalmente con coltelli, cacciaviti, accette. Qualsiasi cosa era a portata di mano. Si tratta di uno dei più prolifici serial killer della storia, insieme a Luis Garavito e Pedro Lopez. Superando il macabro primato del connazionale Andrei Chikatilo, “Il mostro di Rostov”. Anche Popkov ha il suo nome d’arte “Il lupo mannaro” o “Il mostro di Angarsk, località dove ha sempre vissuto.

Mikhail sembra rappresentare lo stereotipo da profiler. anche la descrizione dei suoi omicidi è senza empatia, quasi narrata. Tratti evidenti di un sociopatico. Infatti ha un’infanzia piuttosto tormentata. Si trasferisce molto piccolo ad Angarsk, con la famiglia, da Norilsk, dove nasce il 7 Marzo 1964. Prima di allora vive con i nonni e quando i genitori si presentano, lo fanno con la sorellina di cui Popkov non sapeva nulla. Si sente trascurato e messo in secondo piano. Per guadagnare l’attenzione dei genitori, attua un comportamento esemplare. La madre racconta che era un ottimo studente. Un’estate, stanco di non ricevere visite dalla famiglia, il giovane Mikhail fugge dalla colonia estiva. Quando entra in casa coglie il padre e la madre a fare sesso con uno sconosciuto. Tutti e tre sono ubriachi. Nel 2020 però smentisce l’episodio.

Si sposa presto -nel 1987- con Elena dalla quale ha una figlia Ekaterina. Sembra che la “carriera” criminale dell’uomo, abbia inizio dopo un tradimento coniugale. Popkov rientrando a casa, ancora una volta, ha una brutta sorpresa. Vede la figlia di 5 anni, fuori al freddo. La mamma l’ha fatta uscire per stare insieme ad uno “zio”. L’uomo scopre dei profilattici usati nella propria abitazione. Il fatto è confermato -negli anni successivi- anche dalla moglie, che dichiara comunque che il marito si comportò in modo civile. Le chiese di lasciare l’azienda dove lavorava insieme all’amante. Una relazione parallela che durava da sei anni. 

Così nel 1992 Il lupo mannaro, inizia la mattanza. Adesca le sue vittime grazie all’uniforme, è un agente della polizia ferroviaria. Le fa salire nell’auto di servizio portandole in luoghi isolati. Non si preoccupa di nascondere i corpi, lasciati nudi nei boschi o ai bordi delle strade, ma è attento a non lasciare indizi. L’unico elemento probante è il segno dei battistrada delle gomme, che caratterizzano quelle in dotazione alla polizia. Una delle uniche tre sopravvissute, aveva dichiarato di essere stata aggredita da un poliziotto. Testimonianza considerata inattendibile, perché era in stato di ebbrezza. Ma qualcuno era disposto a sospettare di un agente? Popkov va a caccia di vittime sole in giro durante la notte, preferibilmente ubriache. Prova rabbia, tanta rabbia verso le donne che frequentano locali, escono e si divertono senza i loro fidanzati e mariti. Dice di voler liberare la società dalla prostituzione.

Nel 1998 si dimette dalla polizia per entrare nella vigilanza privata, presso un azienda chimica. Anche la nuova divisa funziona, per rassicurare le vittime. Si va avanti così fino al 2012, quando entrano in scena il gruppo operativo del procuratore speciale Nikolai Kitaev e il DNA. Gli investigatori individuano 589 sospetti, riesumano alcuni corpi per prelevare il materiale genetico ed il gioco è fatto. Lo stesso Popkov ammette: “Non potevo prevedere l’esame del DNA. Sono nato nel secolo sbagliato”.

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