Un’altra vittoria in tribunale per i Duchi del Sussex, dopo aver intentato nel 2021 una causa contro la stampa inglese che è stata dichiarata colpevole di diffamazione nei loro confronti e obbligata a pubblicare scuse nei loro confronti. È stato infatti rivelato oggi che un tribunale statunitense ha archiviato una causa per diffamazione che era stata intentata contro Meghan dalla sua sorellastra Samantha Markle.
Samantha ha 58 anni ed è la sorellastra maggiore di Meghan, con la quale condivide il padre Thomas Markle. Non appena la relazione tra Meghan ed Harry è diventata pubblica, la donna ha cambiato il suo nome da Samantha Grant, cognome preso da sposata, a Samanta Markle, ed ha iniziato a farsi pagare dalla stampa per parlare di Meghan.
La donna, con la quale Meghan non ha alcun rapporto da quasi 20 anni, aveva accusato la 41enne di aver diffuso “bugie palesemente false e dannose“ ad un “pubblico mondiale” nella ormai famosa intervista rivelatrice della coppia reale con Oprah Winfrey nel 2021, e le ha fatto causa a marzo del 2022, accusandola anche per alcuni episodi riportati nel libro “Harry e Meghan. Libertà” scritto dal giornalista Omid Scobie.
Un giudice della Florida ha ora archiviato la causa, affermando che l’ex attrice di “Suits” stava esprimendo “un’opinione sulla sua infanzia e sulla sua relazione con il fratellastro“, e che una dichiarazione di pura opinione “non poteva essere dimostrata falsa“. Nei documenti del tribunale il giudice distrettuale statunitense Charlene Edwards Honeywell ha scritto: “Come capirebbe un ascoltatore ragionevole, l’imputata esprime semplicemente un’opinione sulla sua infanzia e sulla sua relazione con i suoi fratellastri“.
Dato che si tratta di una opinione personale, non è ritenuta, “oggettivamente verificabile o soggetta a prova empirica… l’accusatore non può plausibilmente confutare l’opinione dell’imputato sulla propria infanzia“. Il giudice Honeywell ha anche ritenuto che la duchessa non potesse essere ritenuta responsabile per il contenuto del libro di Scobie, perché non è stata lei a pubblicarlo.