Margaretha Geertruida Zelle, in arte Mata Hari. Al solo nome chiunque non avrà difficoltà a riconoscere quella che ad oggi è la donna spia più famosa di tutti i tempi. Olandese di nascita, la ballerina fu giustiziata esattamente cento anni fa nel poligono militare francese di Vincennes. Accusata di fare il doppio gioco con Francia e Germania, rimane ad oggi un personaggio contornato da un alone di mistero, fascino e pericolo.
Nata a Leeuwarden (Olanda) il 7 agosto 1876, era l’unica femmina dei quattro figli dei coniugi Adam Zelle e Antje van der Meulen. Raggiunta l’età di 13 anni, i due divorziarono. Dopo poco tempo la madre venne a mancare. A seguito di questi stravolgimenti famigliari, la giovane Mata fu inviata a studiare presso uno zio all’Aia. Ma la giovane non aveva alcuna intenzione di sottostare al controllo dello zio, e decise così di rispondere ad un annuncio del capitano Rudolph Mac Leod che cercava moglie. Il futuro marito, di stanza nelle colonie d’Indonesia, venne qui richiamato portando con sé quella che nel frattempo era diventata sua moglie. Proprio qui Mata si innamorò delle danze orientali che decise di apprendere con diligenza e devozione.
Nel frattempo il rapporto con il marito non era certo dei più idilliaci. Rientrati in Europa, i due si separarono, e per Mata Hari fu l’inizio di una nuova vita. A Parigi si dedicò alle danze orientali, diventando a seconda dei casi modella di un pittore o prostituta. Inoltre le sue esibizioni nei maggiori teatri europei le permisero di raggiungere un notevole successo, estendendo la propria rete di conoscenze grazie agli innumerevoli ed influenti amanti.
A Berlino conobbe il benestante ufficiale Hans Kiepert, raggiungendo l’apice del successo nel 1911 con la sua esibizione alla Scala di Milano. Quando nel 1916 tornò in Olanda, fu assoldata dal console tedesco Alfred von Kremer come agente H21. Ma il controspionaggio inglese e francese fu messo immediatamente al corrente, e per la spia non ci fu via di scampo.
Venne giustiziata in Francia il 15 ottobre 1917 con l’accusa di essere una spia al soldo del nemico tedesco. Rifiutando la benda sugli occhi, la condannata a morte fissò intensamente i dodici fanti del plotone di esecuzione che espletarono il contenuto della sentenza. Nessuno reclamò la sua salma, ma da quel preciso istante il suo nome divenne leggenda. Di fatto la doppiogiochista rimarrà per sempre conosciuta come la prima donna spia del Novecento, un mito destinato a rimanere per sempre legato alla sua figura tanto seducente quanto fatale.