Di questi tempi, il femminicidio è di certo una delle questioni più calde in materia di crimini violenti. Tuttavia violenza, follia e psicopatia non sono caratteristiche ad esclusivo appannaggio del sesso maschile, ma fanno parte del bagaglio di “difetti congeniti” dell’intera specie umana. E non capita di rado che sia proprio una donna a “non prendere troppo bene” una separazione, come testimonia il caso di Shayna Hubers.
Shayna aveva 21 anni e frequentava l’università quando conobbe Ryan Poston, avvenente avvocato di 29 anni che possedeva già uno studio privato. Ryan era un uomo attraente, intelligente e di successo: per la giovane e bella Shayna, fu amore a prima vista. Peccato che lui, uscito da poco da una relazione estremamente probante, le aveva spiegato di non avere alcuna intenzione di lanciarsi in un’altra storia seria.
Così l’improbabile coppia continuò a frequentarsi per circa un anno, tra periodi di separazione e riavvicinamenti temporanei; lui sempre più esacerbato dalle eccessive attenzioni di lei, lei sempre più ossessionata dall’idea che lui fosse il suo unico, grande amore. Un rapporto destinato ad estinguersi da sé, tant’è che lo stesso Ryan aveva già confessato agli amici di voler lasciare la ragazza, che con la sua fantasia “si era spinta troppo oltre”.
Ciò che fino a quel momento l’aveva fermato, come testimoniato da amici e familiari nel corso del processo, era “La paura di ferire i suoi sentimenti”. Ciononostante, alla fine Ryan si era deciso a fare il grande passo, ed a comunicare a Shayna la fine della loro relazione occasionale. D’altra parte lei, stando alle testimonianze, aveva già capito che quella storia sarebbe finita. Ed aveva già iniziato a pensare all’omicidio per “vendetta”.
Era il 12 Ottobre 2012. Quella stessa notte, una telefonata raggiunse il centralino della polizia: proveniva dall’appartamento di Ryan nel Kentucky (Stati Uniti). Era Shayna, che urlava istericamente all’operatore: “Ho ucciso il mio fidanzato!”. La giovane aveva inizialmente provato a battere la pista della legittima difesa, affermando che Ryan l’avesse aggredita, ma quella versione fu ben presto smentita dagli investigatori.
Così arrivo infine l’incredibile confessione, lucida e gelida: “Era troppo vanitoso. In una delle ultime conversazioni che abbiamo avuto, parlava di volersi fare una rinoplastica. Così gli ho sparato proprio lì. Voleva rifarsi il naso, e ci ho pensato io”. Ryan, quella stessa sera, aveva dato appuntamento in un bar alla sua nuova fiamma: la reginetta di bellezza Audrey Bolte, da poco eletta “Miss Kentucky 2012“.
Un appuntamento che Shanya voleva essere sicura non avrebbe mai avuto luogo: “Gli ho sparato un numero di volte sufficiente ad ucciderlo, non volevo che soffrisse. Lui era lì, disteso per terra, si contorceva e faceva strani rumori. Così gli ho sparato in faccia, per finirlo”.
Shayna non ha mai mostrato nemmeno l’ombra del rimorso per aver ucciso Ryan, tant’è che nel corso del processo, andato in scena nell’Aprile di quest’anno, il giudice Fred Stine ha bollato il suo caso come l’omicidio: “Più a sangue freddo che abbia mai visto in 30 anni di carriera”. La 24enne è stata condannata a 40 anni di carcere, senza possibilità di riduzione della pena vista la sua totale assenza di pentimento.
E’ stato inoltre riportato che Shayna, anche lei ex concorrente per Miss USA prima dell’omicidio, in seguito al verdetto abbia subito chiesto agli agenti di polizia: “Potrò farmi la doccia in prigione? O dovrò rimanere sporca?” e “Posso portarmi il cellulare, vero?”.