Doveva essere un selfie davvero originale, di quelli che non se ne erano visti prima. Doveva essere un ricordo da portare per sempre con sè. Così una giovane donna di origine asiatica, mentre stava visitando la galleria d’arte di Los Angeles, nella stanza Hypercaine che ospita “La quattordicesima fabbrica“, ultima collezione di sessanta opere di Simon Birch, artista inglese, ha pensato ad un selfie.
Sicuramente le opere posate sulle colonnine erano una meraviglia e con lei in primo piano sarebbe stato un punto in suo onore farle girare tra amici e parenti, senonché – mentre cercava di accovacciarsi all’inizio di una delle quattro file di colonnine, per riuscire a riprendere il più possibile di opere d’arte – ha perso l’equilibrio ed ha urtato la prima delle colonnine; subito una decina di piedistalli dietro di lei si sono piegati uno sull’altro con un effetto domino.
Per la giovane donna l’onore si è trasformato in ònere: i danni sono stati calcolati per 200 mila dollari.
Per la ragazza ci sono testimoni oculari, che come lei stavano visitando la mostra e facendo le tradizionali foto frontali, e in più c’è il video che ha registrato tutta la scena: da quando attende il suo turno davanti alla fila di colonnine, a quando cerca di scattarsi un selfie e perde l’equilibrio, l’innesco del devastante effetto domino, il custode che accorre e alza disperatamente le mani, lei che cerca di rialzare le colonnine – come se bastasse – ed infine il custode che esce di scena, forse in cerca d’aiuto.
Probabilmente resterà il selfie della 14th Factory di Los Angeles, il più costoso di tutta la storia. Un artista, si sa, sente ogni opera come qualcosa di uscito dalle sue mani, dalla sua mente, dal suo cuore e il timore che durante le mostre gli accada qualcosa è sempre vigile. Simon Byrch dovrà affrontare anche questa verità.