Per ben 47 anni il Regno Unito ha fatto parte dell’Unione europea: ora, forse, rimarrà una parentesi, un capitolo di storia da studiare sui libri. Non tutti però la pensano così, sicuramente qualcosa cambia ma è necessario che il Regno Unito “rimanga un partner strategico“ per l’Europa: lo hanno detto in tanti a partire dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, così Emmanuel Macron, capo dell’Eliseo e Angela Merkel, cancelliera tedesca.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha affermato che oggi, 1° febbraio 2020, al sorgere del sole “si aprirà un nuovo capitolo per l’Ue“, aggiungendo che “quasi mezzo secolo si chiude“. Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, ieri sera su Twitter, ha parlato di “una notte storica e triste“, augurando un risveglio che “porti più forza e fiducia a chi vuol bene all’Europa“. Giuseppe Conte, preoccupato, sente la necessità di “proteggere le nostre imprese da eventuali accordi degli amici inglesi con Paesi terzi“.
Mentre sulle mura di Downing Street veniva proiettato il countdown, la bandiera del Regno Unito veniva rimossa dalle sedi delle istituzioni europee, da quella del Consiglio europeo di Bruxelles e da quella del Parlamento Ue. Alle 23 di Londra, mezzanotte per l’Italia, il Regno Unito è uscito dalla Ue, organizzazione politica ed economica nata dal bisogno di essere uniti in seguito alla seconda guerra mondiale.
Gli effetti della Brexit non saranno immediati: fino al 31 dicembre 2020 tutto rimarrà come prima riguardo a lavoro e commercio. Londra, essendo legalmente fuori dalla Ue, non avrà più un rappresentante nelle istituzioni europee.
Il referendum del 2016, chiamato Brexit, aveva chiarito che la Gran Bretagna era divisa su questo tema. Il 51,89% della popolazione votò per uscire e il 48,11% per rimanere nella Ue. Ieri sera, infatti, non tutti esultavano. I sostenitori della Brexit, i Brexiteer, alzavano le vecchie bandiere, sole, mentre era chiara la tristezza nei volti degli europeisti.
Boris Johnson, premier conservatore, sta cercando in tutti i modi di tenere unito il Paese. Parlando di “alba di una nuova era“, ha ricordato che “non segna una fine, ma un inizio” e che dare l’addio a Bruxelles è stata “una scelta sana e democratica“.
In Scozia la maggioranza della popolazione voleva restare nella UE: la premier Nicola Sturgeon ha manifestato che “la tristezza si tingerà di rabbia” e, intanto, ha promosso un referendum sull’indipendenza. Stessa tristezza e rabbia anche in Irlanda del Nord, dove gli europeisti hanno marciato contro, con lo slogan “Questa isola rifiuta la Brexit“.