La Corte Penale Internazionale ha inserito Vladimir Putin nella lista dei criminali di guerra, preparandosi a processarlo una volta finito il conflitto con l’Ucraina, che non è escluso possa allargarsi ad altri Paesi europei.
In ogni caso, le accuse nei confronti del leader russo rientrano nella strategia di ritorsione contro la Russia. Una strategia militare, finanziaria e giudiziaria mirata a detronizzare lo zar e a preparare uno dopo-Putin, che dal canto suo pare proprio intenzionato a fermare l’avanzata della Nato verso l’Europa dell’Est e a ricostruire l’Unione Sovietica.
Chi la spunterà? Ma, soprattutto, quali saranno i possibili scenari del conflitto, tenuto conto anche delle minacce russe di usare gli armamenti nucleari? Non si sa. Si sa solo che la spada delle sanzioni contro Mosca e la compattezza dimostrata dall’Occidente nel mobilitare mezzi e uomini a difesa di Kiev sembrano avere due obiettivi: sconfiggerela Russia sotto il profilo militare e impoverirla sotto quello economico.
Come spiegano gli esperti, più passa il tempo, più l’Ucraina resiste, più si riducono la certezza per i russi di conquistare Kiev. Perché il tempo è un fattore determinante e se Putin sperava in una guerra lampo contro Kiev, adesso dovrà fare i conti con una guerra di posizione che rischi di rallentare l’assalto russo e di indebolire la leadership di Putin, fino a farlo capitolare come già avvenuto per tutti i dittatori della storia, compreso Hitler, che conobbe proprio contro l’Unione Sovietica, durante l’Operazione Barbarossa del 1941, la sua disfatta definitiva.
Le accuse di crimini di guerra, insieme ai congelamenti patrimoniali, agli embarghi commerciali e agli attacchi informatici, chiuderebbe il cerchio della resa dei conti contro un Paese, la Russia, rigidamente ancorata a forme anti-democratiche. Gli scenari paventati sono due: se lo zar di Mosca dovesse perdere la guerra, la Federazione Russa si troverà isolata, umiliata e con un presidente che sarà accusato di averla portata alla rovina nonché a rischio di processo come un criminale di guerra. Se invece dovessere vincerla, per Vladimir Putin si preparerà comunque un isolamento internazionale senza possibilità di riallacciare rapporti con l’Occidente.
Tema che appare estremamente rilevante anche per prevedere cosa potrebbe scattare nella mente di Putin, degli suoi oligarchi e del suo popolo stesso qualora capissero che né l’Unione Europea né gli Stati Uniti vorranno più allacciare relazioni politiche ed economiche con l’Orso Russo. L’impressione è che Putin non sia più considerato il leader scomodo di una potenza con cui bisogna comunque dialogare, ma un uomo ormai messo al bando dal consesso occidentale.