In questi giorni si sta discutendo molto del possibile arrivo di miliziani dell’Isis in Europa, attraverso le stesse tratte battute dai rifugiati in fuga dal Medio Oriente. Molti gruppi politici, perlopiù estremisti, stanno immancabilmente approfittando della situazione confusa per cercare di strumentalizzare ogni più piccolo episodio, arrivando persino a ideare fake clamorosi (come quello dei profughi con la bandiera dell’Isis) pur di portare la gente dalla propria parte.
Perché il fulcro del problema, fondamentalmente, è proprio l’indecisione del cittadino europeo medio: bombardato costantemente da informazioni contrastanti, è dilaniato a metà, da una parte c’è l’istinto di autoconservazione (la paura che i rifiugiati possano arrivare a sottrarre il lavoro e perpetrare violenze), dall’altra l’empatia nei confronti delle sofferenze altrui (rimane infatti la consapevolezza che si tratta di persone in fuga dalla guerra).
Ma l’aspra accoglienza di molte realtà europee nei confronti degli stessi rifugiati, rischia ora di rivolgersi contro di loro. Questo perché, come sempre accade, l’odio alimenta l’odio. E quelli dell’Isis, vedendo il trattamento riservato dall’Ungheria (ma non solo) ai clandestini mediorientali, non ha perso tempo ed ha subito provato a portarli dalla propria parte.
E’ infatti emerso un nuovo video, nel quale i propagandisti dello Stato Islamico hanno unificato le immagini degli abusi subiti da vari gruppi di rifugiati in Europa (dalle lotte con la polizia, armata di cannoni ad acqua e manganelli, al video della giornalista di Estrema Destra che prende a calci un uomo ed una bambina, fino alle tragiche immagini di Aylan Kirdu, il bambino di 3 anni morto per annegamento il cui cadavere è stato fotografato su una spiaggia della Turchia), suggerendo ai profughi di “evitare le umiliazioni” che li aspettano nel Vecchio Continente.
La soluzione proposta dagli jihadisti nel video? Cosa decisamente ovvia: arruolarsi nell’Isis. I miliziani dello Stato Islamico hanno infatti promesso ai profughi una “calda accoglienza” tra le loro fila, sebbene la maggior parte di loro stia effettivamente fuggendo da quella Siria e quell’Iraq laddove gli stessi uomini dell’Isis hanno massacrato-e stanno tuttora massacrando-i loro cari.