Sembra proprio che, a Dublino, bere un frullato a lavoro, se poi non lo si paga, è abbastanza per licenziare qualcuno; almeno è ciò che credeva il direttore di uno stabilimento ‘Ikea’, multinazionale leader del settore dei mobili a basso costo ‘fai-da-te’.
Questa volta, però, un tribunale ha deciso che il direttore non aveva il diritto di licenziare il dipendente per un reato così ‘lieve’. Tutto è successo quando Ian Fortune, dipendente dello stabilimento Ikea di Dublino, ha preso un frullato da 97 centesimi di euro e, inavvertitamente, ha dimenticato di pagarlo; cosa che, però, proprio non deve essere andata giù al direttore della filiale di Ballynum, a Dublino, che ha ben pensato di sospenderlo e, successivamente, di licenziarlo.
Il ragazzo, però – non d’accordo – non ha accettato di buon grado il licenziamento e, come è giusto in questi casi, si è rivolto alle autorità per presentare ricorso. Il giudice, dopo aver ascoltato la versione di entrambi, ha stabilito che bere un frullato e dimenticare – in buona fede – di pagarlo non rappresenta un reato grace a tal punto da giustificarne il licenziamento.
Durante l’udienza è stato anche ascoltato il responsabile del bar che ha dichiarato, senza troppe scusanti, che era prassi comune – tra i dipendenti – usufruire del punto di ristoro gratuitamente e che, come Ian, questa cosa era fatta da quasi tutti i dipendenti quotidianamente e che, quindi, Ian non aveva alcuna colpa, almeno secondo lui.
Il tribunale deve aver pensato la stessa cosa, infatti ha reputato il licenziamento una misura fin troppo drastica per un reato così ‘insignificante’. La vera svolta c’è stata alla sentenza, quando è stato stabilito che Ikea dovrà risarcire il giovane (si parla di 30mila euro) per essere stato vittima i un licenziamento ingiustificato.
Intervistato dopo il rilascio della sentenza dai media locali, il ragazzo ha dichiarato che non intende essere reintegrato dalla società, e che userà i soldi del risarcimento per avviare una sua propria attività, sogno di tutta una vita.