Libia, arrestato il generale Al-Masri: accuse di violazioni dei diritti dei detenuti

Il generale Osama al-Masri, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, è stato arrestato a Tripoli in un contesto di cambiamenti politici, mentre l’Italia chiarisce la gestione del rimpatrio.

Libia, arrestato il generale Al-Masri: accuse di violazioni dei diritti dei detenuti

La Procura generale libica ha arrestato il generale Osama al-Masri, capo della polizia giudiziaria di Tripoli, noto per il suo ruolo controverso nella gestione delle carceri e per le accuse di gravi violazioni dei diritti dei detenuti. Su di lui pende un mandato d’arresto della Corte penale internazionale (Cpi) per crimini di guerra e reati contro l’umanità, suscitando un dibattito internazionale sulla tempistica e sulla modalità del suo fermo.

La Procura ha raccolto informazioni su presunti maltrattamenti subiti da dieci detenuti, incluso un decesso avvenuto durante la detenzione, e ha rinviato a giudizio al-Masri, ponendolo in custodia cautelare. Il caso si inserisce in un contesto politico complesso, caratterizzato dal confronto tra le Forze speciali Rada, nate come corpo di deterrenza in opposizione agli uomini di Gheddafi, e le forze regolari del Governo di unità nazionale guidato dal premier Abdulhamid Dabaiba.

Negli ultimi mesi, le forze regolari hanno consolidato il controllo su porti, aeroporti e infrastrutture strategiche, riducendo l’influenza della Forza Rada e aprendo la strada all’arresto di figure chiave come al-Masri. Questo mutamento di equilibrio ha reso possibile l’operazione e ne ha definito la rilevanza politica, evidenziando come le dinamiche interne influenzino le possibilità di intervento della giustizia.

La vicenda ha avuto anche risvolti internazionali, considerando che al-Masri era stato fermato a Torino lo scorso 19 gennaio e rimpatriato due giorni dopo con un volo di Stato italiano, suscitando polemiche in Parlamento. Le opposizioni hanno richiesto chiarimenti sulla gestione del rimpatrio, accusando il governo di aver agevolato un individuo ricercato dalla Cpi.

Palazzo Chigi ha risposto spiegando che il ministero degli Esteri era a conoscenza del mandato di cattura e che la decisione italiana di espellere al-Masri direttamente verso la Libia è stata comunicata e giustificata alla Corte penale internazionale. Secondo le fonti governative, la novità non riguarda la conoscenza del mandato, ma il mutato contesto politico a Tripoli, che ha reso possibile il fermo odierno.

L’arresto di al-Masri evidenzia le difficoltà di coordinamento tra giustizia internazionale e dinamiche interne di paesi in crisi, sollevando interrogativi sulla gestione dei ricercati internazionali e sulla responsabilità degli Stati in scenari complessi. La misura rappresenta un segnale del Governo di unità nazionale per riaffermare il controllo sulla sicurezza e il rispetto dei diritti dei cittadini, mentre l’Italia ribadisce il rispetto delle procedure legali e diplomatiche nelle relazioni internazionali.

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