E’ possibile sopravvivere stando rinchiusi in una piccola stanza senza nessun contatto umano per decine di anni, in completa solitudine e avvolto dal silenzio? Albert Woodfox ci è riuscito: il suo unico pensiero in ogni momento del giorno e della notte per 43 anni è stata la libertà.
Le autorità dello stato della Louisiana – Stati Uniti – hanno scarcerato venerdì un prigioniero che ha vissuto ben 43 anni in una minuscola cella di isolamento: Woodfox era uno dei tre uomini messi in isolamento nella prigione di massima sicurezza Louisiana State Penitentiary, conosciuti come “I tre di Angola“, perchè il carcere è situato vicino ad un’antica piantagione di schiavi chiamata Angola.
Woodfox entrò in isolamento nel mese di aprile del 1972: era stato accusato dell’omicidio di Brent Miller, una guardia carceraria uccisa durante una rivolta scoppiata nel penitenziario. Rispetto a questo crimine, l’afroamericano di 69 anni si è sempre dichiarato innocente, ed era in attesa di un terzo giudizio dopo l’annullamento delle due condanne precedenti. I suoi avvocati affermano che Woodfox sia la persona che ha trascorso più tempo in isolamento nella storia degli Stati Uniti.
Il suo rilascio è stato deciso dal giudice federale che ha accolto la richiesta del difensore dopo che il detenuto, originariamente arrestato per rapina a mano armata, non ha rifiutato l’accusa di omicidio ed ha accettato il patteggiamento Nella prigione di Angola, Woodfox restava confinato in solitudine per 23 ore al giorno; gli era concesso di uscire dalla sua cella solo per un’ora al giorno e di stare all’aria aperta in un’area recintata: ma non gli venivano tolte neppure le manette.
Insieme a lui, anche Robert King e Herman Wallace, liberati rispettivamente nel 2001 e nel 2013, sono i membri del noto gruppo “I tre di Angola”.
Wallace, accusato anch’esso della morte della guardia, morì poco dopo la scarcerazione a causa di un tumore al fegato. Mentre la condanna di King venne revocata. Woodfox e Wallace facevano parte delle Pantere Nere, un gruppo formato nel 1966 per difendere i diritti degli afroamericani davanti ai casi di razzismo e brutalità della polizia, convertitosi poi alla lotta rivoluzionaria come metodo per ottenere la liberazione dei neri.