Laboratorio crea variante dell’AIDS in provetta. Infettato ricercatore

Tragedia in un laboratorio di ricerca europeo: gli scienziati stavano lavorando su una variante del virus dell'AIDS creato in provetta. Ma durante le sperimentazioni, uno di loro è rimasto infettato.

Laboratorio crea variante dell’AIDS in provetta. Infettato ricercatore

L’ipotesi che il virus dell’AIDS fosse nato in un laboratorio quale arma battereologica derivante dall’oramai famoso virus dei primati africani, è una delle tesi del complotto più famose al mondo. Ma di recente la suggestione che il virus sfuggisse al controllo dei ricercatori e finisse con il trasmettere il contagio al mondo, è diventata realtà.

La tragedia in questione è avvenuta presso un laboratorio di ricerca europeo all’interno nel quale venivano condotte ricerche sull’AIDS, ed all’interno del quale uno dei ricercatori coinvolti – a causa di un fatale errore – ha finito col rimanere contagiato durante le fasi di sperimentazione.

Le ragioni di privacy hanno impedito alla stampa di fornire l’identità del ricercatore contagiato, e l’ubicazione del laboratorio in questione. E’ noto solamente il fatto che si tratti di uno dei più grandi centri di ricerca sull’AIDS in Europa.

Le dinamiche di come ciò sia avvenuto non sono state ancora chiarite del tutto, e la notizia è stata annunciata durante la CROI, la conferenza sui retrovirus, che si sta tenendo proprio in questi giorni in quel di Boston. Nemmeno gli stessi ricercatori impiegati presso l’istituto dov’è avvenuta la catastrofe sono in grado di spiegare come sia potuto accadere.

Le prove infatti sono al limite dell’indiziario: il ricercatore infettato intendeva donare il sangue, un’iniziativa a titolo personale che prescindeva dal suo lavoro. Ma durante i controlli di routine effettuati sui suoi campioni per valutare la sua idoneità a donare il sangue, è emerso che fosse infetto da HIV.

La notizia è stata a dir poco spiazzante, poiché questa persona ha reso noto che nella sua routine quotidiana non esistano situazioni a potenziale rischio di contagio come trasfusioni precedenti, utilizzo di droghe, sesso occasionale e quant’altro.

Proprio a quel punto è però emerso un particolare inquietante, diventato ben presto il fulcro dell’intera vicenda: l’aspirante donatore lavorava in un laboratorio dove veniva studiato il virus dell’AIDS, e dove quest’ultimo veniva artificialmente modificato per “scopi scientifici”. E per tre anni è rimasto ignaro del fatto di essere stato contagiato.

Carlo Federico Perno, docente di virologia presso l’Università Tor Vergata di Roma, ha parlato così del clamoroso incidente: “Il caso ha colpito molto la comunità medica americana, perché gli Stati Uniti investono ancora molto nella ricerca sull’AIDS. Vogliono capire come possa essere successo“.

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