La Nasa potrebbe aver cancellato le prove della vita su Marte

Più di 40 anni fa, la Nasa avrebbe trovato le prove della vita su Marte, ma le avrebbe involontariamente distrutte. Sotto accusa sarebbero finite le non appropriate modalità di rilevazione delle molecole organiche utilizzate dai lander Viking.

La Nasa potrebbe aver cancellato le prove della vita su Marte

La Nasa avrebbe avuto tra le mani le prove della vita su Marte, ma le avrebbe accidentalmente cancellate. È questo il tema centrale di un articolo apparso sulla rivista Journal of Geophysical Research: Planets, che ha ridato credito ad una teoria del passato, la stessa che ha voluto fornire una spiegazione all’apparente insuccesso dei programmi Viking degli anni ‘70.

All’epoca gli scienziati rimasero esterrefatti alla notizia che la sonda non trovò alcuna forma di vita sul suolo marziano. Bombardato da un considerevole numero di meteoriti ricchi di carbonio, il pianeta doveva per forza di cose ospitare delle microscopiche forme di vita, ma le analisi smentirono le previsioni della comunità scientifica.

Da qui in molti iniziarono a porsi degli interrogativi. Una parte dei ricercatori giunse alla conclusione che le apparecchiature utilizzate dal lander non fossero appropriate. Gli strumenti in dotazione alla sonda dovevano per forza di cose essere poco sensibili, oppure mal progettati. Bisogna quindi precisare che rispetto alla superficie terrestre, il suolo marziano è decisamente più freddo: da qui il Viking prima di andare alla ricerca di qualsiasi forma di vita, era obbligato a riscaldare il campione di terreno fino ad una temperatura di 500 gradi.

Negli anni successivi sono stati eseguiti diversi test, tutti volti a dare una risposta al mistero sorto oltre 40 anni fa. Nel frattempo è arrivato anche qualche inaspettato contributo. Nel 2008 la sonda Phoenix ha rinvenuto sulla superficie di Marte il perclorato, una sostanza tossica per l’uomo, usata sulla Terra nei fuochi d’artificio e come propellente per i razzi. E proprio la presenza del perclorato avrebbe potuto contribuire a bruciare qualsiasi presenza di vita.

In questo scenario, le successive rilevazioni eseguite da Curiosity hanno fornito ulteriori certezze a chi riteneva inadeguate le tecniche di ricerca degli anni ’70. Il rover ha infatti scoperto sul Pianeta Rosso tracce di clorobenzene, sostanza che si crea quando le molecole di carbonio bruciano al contatto con il perclorato. In altre parole la presenza di questo composto, fornisce la prova indiretta di una precedente presenza di forme organiche di vita. Se queste conclusioni fossero corrette, vorrebbe dire che più di 40 anni fa la Nasa aveva già tra le mani le prove della vita su Marte, ma le avrebbe accidentalmente bruciate e quindi cancellate.

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