Ci sono alcune foto nella storia che sono diventate simbolo di alcuni avvenimenti e che sono immediatamente riconoscibili a tutto il pubblico. È il caso della foto della “Napalm Girl“, una bambina che l’8 giugno del 1972 fu fotografata mentre scappava da un attacco degli americani con il Napalm che l’aveva lasciata completamente coperta di ustioni di terzo grado.
All’epoca Kim Phuc Phan Ti aveva solo nove anni, e divenne il simbolo delle atrocità sui civili della guerra in Vietnam. Oggi, 50 anni dopo lo scatto dell’immagine, Kim si è sottoposta in una clinica di Miami all’ultimo trattamento laser per guarire la sua pelle.
Kim, che ha adesso 59 anni, sopravvisse alle terribili ustioni riportate, ma ha sofferto di dolori lancinanti e debilitanti per il resto della sua vita, obbligandola a sottoporsi a diverse procedure per l’innesto della pelle e trattamenti di vario tipo per dare sollievo alle sue sofferenze. Ieri per lei l’ultima seduta. “È il dodicesimo trattamento, e dopo queste sedute il mio dolore è infinitamente migliorato“, racconta la donna.
Al suo fianco al Miami Dermatology & Laser Institute Nick Ut, il fotografo che immortalò l’agonia della bambina e che vinse un premio Pulitzer per lo scatto. Il giornalista, oggi 71enne, ha accompagnato Kim nella sua ultima seduta, scattandole col cellulare alcune immagini a poco più di 50 anni precisi da quando scattò la prima foto alla bambina.
Kim si ricorda chiaramente quel giorno del 1972. Stava giocando con i suoi amici quando i soldati vietnamiti gli urlarono di scappare. “Guardai in alto e vidi l’aeroplano e quattro bombe che scendevano“, ricorda. Dopo aver scattato la foto, Nick ed altri dei giornalisti presenti portarono i bambini feriti in un vicino ospedale, dove i medici gli dissero che la bambina non aveva speranze. “Se muore, farò in modo che la sua foto sia in ogni giornale“, minacciò. Ma la bambina sopravvisse, e dopo 20 interventi ed un anno di ricovero fu dimessa dall’ospedale.