La Francia dimezza lo studio dell’italiano nelle sue scuole

La riforma del liceo proposta dal governo Macron prevede sostanziali tagli all'insegnamento della lingua italiana in Francia. Vediamo i dettagli e le prime reazioni dei francesi

La Francia dimezza lo studio dell’italiano nelle sue scuole

Solo pochi giorni dopo la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad Amboise in occasione del cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci, arriva la decisione del governo Macron di dimezzare i posti disponibili a concorso per l’insegnamento dell’italiano nelle scuole francesi.

Immediate la reazione degli intellettuali, francesi e non, che hanno evidenziato come questo taglio sarà la causa di un grave deperimento per la nazione e che, per questo motivo, hanno deciso di firmare un appello e chiedere che vengano ripristinate le cattedre soppresse. Tra coloro che si sono esposti in tal senso, accanto a moltissimi docenti francesi, figurano, per citarne solo alcuni, lo scrittore Andrea Camilleri, la regista Emma Dante, l’attore Ascanio Celestini, gli studiosi di lingustica Paolo Fabbri e Raffaele Simone, e lo storico Luciano Canfora.

Una vera e propria riforma scolastica, quella voluta dal governo francese, che in numeri si traduce, per il 2019, in soli 5 posti a concorso per il canale dell’Agrégation, che abilita all’insegnamento nei licei, e in 16 posti per il Capes, che consente di insegnare nelle scuole medie, a fronte dei 28 dello scorso anno e dei 64 nel 2013.

Sulla questione è intervenuto anche Jean-Luc Nardone, professore a Tolosa nonché presidente degli italianisti francesi, il quale ha manifestato il proprio dissenso e la propria preoccupazione circa il grave deperimento che l’insegnamento dell’italiano in Francia subirà in seguito a questa riforma.

Unitosi ai firmatari dell’appello, Nardone ha inoltre evidenziato come la decisione di dimezzare lo studio dell’italiano nelle sue scuole d’oltralpe non sia la conseguenza di una diminuzione della richiesta da parte dei ragazzi francesi. Al contrario, il numero dei giovani che vogliono cimentarsi nell’apprendere la lingua di Dante all’università sta notevolmente crescendo, in seguito al fatto che molti non hanno avuto modo di  studiarla al liceo, e la riforma voluta da Macron, quindi, è ritenuta “una politica vessatoria“, così come dichiarato nell’appello.

Continua a leggere su Fidelity News