La "capsula del decesso" è un dispositivo progettato per consentire alle persone di porre fine alla propria vita

Il funzionamento del dispositivo si basa sull'uso di azoto, un gas che riduce rapidamente l'ossigeno all'interno della capsula, provocando prima una perdita di coscienza e poi il decesso in pochi minuti

La "capsula del decesso" è un dispositivo progettato per consentire alle persone di porre fine alla propria vita

A seguito del decesso di una donna americana di 64 anni all’interno della cosiddettacapsula del decesso“, nota anche come capsula Sarcode, si è aperto un nuovo e acceso dibattito su questo controverso dispositivo. L’invenzione, creata nel 2017 dall’attivista e medico australiano Philip Nitschke, è tornata al centro delle discussioni pubbliche e giuridiche, mettendo in evidenza le implicazioni etiche e legali di farla finita assistendo.La capsula Sarco è un dispositivo per il decesso assistito, progettato per consentire un decesso rapido e indolore attraverso il rilascio di azoto.

Ideata da Nitschke, fondatore dell’organizzazione Exit International e noto sostenitore del diritto all’eutanasia, la capsula riduce i livelli di ossigeno all’interno, portando l’utente alla perdita di coscienza e, in pochi minuti, al decesso per soffocamento. Questa invenzione è stata concepita con l’intento di offrire un’alternativa “dignitosa” e controllata per coloro che desiderano mettere fine ai propri tormenti, soprattutto nei casi di malanni terminali o gravi patologie croniche.Uno degli aspetti distintivi della capsula Sarco è la possibilità di personalizzare l’esperienza del fine vita. Dotata di una grande finestra panoramica, la capsula consente a chi la utilizza di scegliere cosa osservare negli ultimi momenti della sua vita.

Inoltre, il dispositivo è facilmente trasportabile e può essere attivato senza l’ausilio di personale medico, rendendolo un simbolo di autonomia e controllo per chi lo sceglie.Il recente caso che ha riacceso il dibattito riguarda una donna di 64 anni, residente negli Stati Uniti e affetta da una grave patologia autoimmune, che ha deciso di utilizzare la capsula Sarco per porre fine alla sua vita a Merishausen, in Svizzera. Il farla finita assistendo è legale in Svizzera, ma solo se eseguito in strutture autorizzate e sotto la supervisione medica, creando così un contesto delicato in cui il decesso della donna ha sollevato interrogativi sulla legalità del dispositivo utilizzato.La polizia locale ha preso in custodia “diverse persone” coinvolte nell’episodio, e i pubblici ministeri hanno avviato un’indagine per sospetto di istigazione e complicità di farla finita. Questa indagine riflette le crescenti preoccupazioni sulle implicazioni legali legate all’uso della capsula dei farla finita, nonostante il supporto di alcune organizzazioni come Exit International e Last Resort, filiale svizzera dell’organizzazione.

 Florian Willet, scienziato tedesco e membro di Last Resort, ha dichiarato al tabloid svizzero Blick che il decesso della donna è stata “pacifica, rapida e dignitosa”, ribadendo che la capsula Sarco rappresenta un modo sicuro e umanitario di affrontare il fine vita. Tuttavia, la vicenda ha sollevato interrogativi cruciali sull’etica di farla finita assistendo e sul controllo che le persone dovrebbero avere sull proprio decesso.Il decesso assistito è un tema complesso e divisivo, che varia nelle sue regolamentazioni da paese a paese. In Svizzera, è permesso solo all’interno di strutture autorizzate e con la supervisione di medici. L’uso della capsula Sarco, che non richiede necessariamente l’intervento di un dottore, sfida questi limiti normativi, rendendo difficile stabilire un confine chiaro tra ciò che è legale e ciò che non lo è.Le opinioni pubbliche e professionali restano divise. Da un lato, ci sono coloro che vedono la capsula come uno strumento che restituisce dignità e autonomia a chi tiene malanni insopportabili.

Dall’altro, molti temono che la facilità con cui può essere utilizzata possa rendere la decisione di togliersi la vita troppo semplice o influenzabile da pressioni esterne.Nonostante le preoccupazioni, Nitschke e i suoi sostenitori continuano a difendere la capsula Sarco come un’opzione per il fine vita che garantisce sicurezza e serenità. Le istituzioni sanitarie, però, richiedono rigorose misure di sorveglianza per evitare abusi o errori. Il sinistro di Merishausen potrebbe portare a nuove regolamentazioni o restrizioni sull’uso di dispositivi per di farla finita assistendo, non solo in Svizzera, ma anche in altri paesi dove l’eutanasia è legale o in discussione.Nel frattempo, la vicenda rimane un pungente promemoria delle sfide che circondano il diritto del decesso, la dignità umana e il confine tra autonomia personale e responsabilità collettiva. La capsula del decesso, ideata come una soluzione per alleviare i propri tormenti, ha aperto una discussione che coinvolge non solo la medicina, ma anche la giustizia, la politica e la morale.

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