Israele al voto, Netanyahu: “La Palestina non sarà mai Stato”

"No allo Stato palestinese". Questo il cavallo di battaglia di Netanyahu per le elezioni partite oggi. Il Premier, trovatosi per la prima volta in svantaggio nei confronti della Sinistra, confida nel supporto nell'estrema destra

Israele al voto, Netanyahu: “La Palestina non sarà mai Stato”

Sono aperte da oggi le urne in Israele, per una delle votazioni più incerte del recente passato del Paese. Per la prima volta da quand’è al potere, Binyamin Netanyahu parte sfavorito: i seggi sono stati aperti alle 7:00 di questa mattina, ora locale (6:00 di mattina ora italiana), ed i risultati saranno resi noti nel corso della prossima settimana. secondo gli analisti, ci sarà un’affluenza record alle urne: stando alle previsioni, si parla della maggiore affluenza sin dal 1999, con una percentuale di votanti stimata nell’80% degli aventi diritto al voto.

Una situazione difficile per l’attuale Premier israeliano, che i primi sondaggi vedono sfavorito nei confronti dell’alleanza di centrosinistra. Una situazione che Netanyahu ha cercato di ribaltare negli ultimi giorni, tenendo comizi a Tel Haviv e programmando l’arringa finale proprio ad Har Homa, colonia israeliana di Gerusalemme Est occupata militarmente dallo Stato di Israele, con la totale disapprovazione della Comunità internazionale; praticamente la roccaforte degli estremisti di destra israeliani. Proprio qui il Presidente ha affermato: “Credo che chiunque si muova per stabilire lo Stato palestinese, evacuando altri territori, lasci questi ultimi nelle mani dell’Islam radicale”, millantando la conseguente possibilità che possano venire occupati dai fondamentalisti islamici per attaccare Israele.

“La Sinistra-ha continuato Netanyahu-ha nascosto la testa sotto la sabbia ogni volta che questo argomento è venuto fuori, ma noi siamo realisti, comprendiamo la situazione”. Quando è stato chiesto al Premier israeliano se ciò avrebbe voluto dire che una sua rielezione porterebbe quindi all’impossibilità di costituire uno Stato palestinese, Netanyahu ha risposto con un laconico e conciso “Sì, è così”.

Con queste affermazioni, il Primo Ministro di Israele ha definitivamente disconosciuto il suo discorso risalente al 2009, quando si era detto aperto alla possibilità di una risoluzione del conflitto che prevedesse due Stati. A chi gliel’ha fatto notare nel corso della conferenza stampa di ieri, il Premier ha risposto: “Non potete tirare fuori ora ciò che venne deciso nel discorso di Bar Ilan, quando dall’altra parte tutto ciò che si trova è il terrore […] Non ci sono partner per fare la pace”.

Riguardo a queste parole si è espresso il noto giornalista israeliano Ben-Drod Yemini, che tramite il quotidiano Yedioth Ahronoth ha affermato che: (Netanyahu) Ha parlato ad una manifestazione della Destra. Questo è un raduno che ha trasmesso un messaggio molto chiaro, nazionalista e belligerante: nessun ritiro, nessuno compromesso. Nessuno Stato palestinese”. Il Premier israeliano non sembra quindi minimamente preoccupato dalle possibili reazioni della Comunità internazionale, sempre più sensibile riguardo al tema del riconoscimento della Palestina quale Stato, riguardo alla sua presa di posizione.

Netanyahu si è infatti rifugiato in una visione fondamentalista e nazionalista per cercare di scuotere gli elettori di tutta la destra israeliana, nel tentativo di evitare così la “dispersione” del voto ad altri partiti del medesimo orientamento politico. Probabilmente spaventato dai laburisti di Isaac Herzog, che hanno trovato nella centrista Tizpi Livni un inaspettato e solidissimo alleato; i sondaggi dello scorso venerdì davano infatti il Campo Sionista di Herzog in vantaggio di quattro seggi nei confronti del Likud dell’attuale Premier.

La stessa Livni ha votato proprio questa mattina a Tel Aviv, dichiarando davanti alle telecamere: “Questa è una lotta tra il sionismo e l’estremismo […] Io ed Herzog siamo alleati, il nostro obiettivo è quello di rimpiazzare Netanyahu, non la poltrona”.

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