Decapitano i corpi delle loro vittime e li imbottiscono di esplosivo. È questa l’ultima terrificante trovata degli jihadisti che hanno disseminato le strade di una Kobane già in ginocchio di queste nuove “armi”. Terribile anche solo pensarci, ma è proprio questo che sono diventati i corpi straziati delle vittime. Padri, madri, sorelle, fratelli e figli ormai senza vita trasformati in esche e a loro volta portatori di morte per parenti, soccorritori, amici o semplici sconosciuti che lottano per restare vivi tra le macerie di una città distrutta e violentata, fisicamente e psicologicamente, dall’inarrestabile ondata nera.
Secondo il rapporto di Handicap International (HI) i guerriglieri dell’Isis, dopo aver decapitato le loro vittime, riempiono i cadaveri con circa 20 chilogrammi di esplosivo e più di 500 cuscinetti in acciaio prima di abbandonarli in strada, pronti ad esplodere al primo contatto, come vere e proprie mine umane. Questa terribile nuova “arma” è pericolosissima non solo per gli abitanti di Kobane, ma anche per i soccorritori presenti sul posto che, invece di riuscire a portare il loro aiuto ai civili, rischiano di diventare loro stessi vittime di questa violenza.
Frederick Maio, capo delle operazioni di sminamento di HI a Kobane, ha spiegato che quello che devono fare ora è “trattare ogni corpo come sospetto”. Maio ha anche spiegato che la popolazione ha accettato questo loro modo di operare e che, quindi, il primo obiettivo della sua squadra è quello di rimuovere innanzitutto le mine presenti nella zona residenziale, in modo tale da permettere ai cittadini di Kobane di riprendere le loro attività.
Nei combattimenti di questi mesi il 7% della città è stato distrutto e, stando a quanto affermato da Handicap International, Kobane è rimasta con una “densità e una varietà di residuati bellici” quasi mai vista prima. Secondo alcuni rapporti sarebbero ormai 66 le persone – in maggioranza civili – ad essere morte in 45 esplosioni avvenute a Kobane dal mese di gennaio ai primi giorni di maggio.