Entrata illegalmente in Siria, Islam Mitat, una ragazza di 23 anni marocchina, che ha vissuto per tre anni all’interno del Califfato perché sposata con uno dei combattenti dell’Isis. Uno dei giornalisti del “Times” è riuscito ad intervistare questa donna all’interno del rifugio dove si trova ancora adesso, nel nord del Paese: la ragazza ha raccontato tutti gli orrori che ha visto con i propri occhi, e la disperazione che l’ha accompagnata per tutto il tempo che ha trascorso all’interno del Califfato.
Il marito della donna, di orgini inglesi, le aveva promesso un viaggio di lavoro verso la Turchia: infatti, non si sarebbe mai aspettata che l’uomo volesse diventare un combattente del Califfato. Dopo lo scalo a Dubai, dove pensava di ottenere i documenti falsi per entrare nel Regno Unito, il marito l’ha portata in Siria, e lì ha scoperto che l’uomo sarebbe diventato un combattente jidahista. Dopo poco, però, l’uomo morì in un combattimento a Kobane.
La ragazza si è trovata a vivere insieme ad altre due ragazze adolescenti, provenienti entrambe dall’Inghilterra, e sposate anch’esse con due miliziani, con la differenza che le due adolescenti erano proprio scappate da Manchester, nel 2014, per vivere all’interno del Califfato. Nel suo paese, la ragazza era una studentessa di fisica che aveva tentato la strada per diventare una fashion blogger ma, poi, la sua vita è cambiata quando ha conosciuto il futuro marito in una chat di incontri.
Quando il ,marito morì, a Mitat fu imposto di sposare un nuovo marito, un signore afgano di origini tedesce, che le proibiva di lasciare la loro casa. In breve tempo, riuscì a liberarsi di questo marito che la teneva prigioniera ma, poco dopo, fu costretta a sposare un australiano, Abu Abdallah al-Afghani.
La ragazza ha raccontato al “Times” che avrebbe voluto scappare in tutti modi da quell’inferno, ma l’incontro con delle schiave di religione yadizi le ha fatto capire che la sua situazione poteva solo peggiorare: infatti, queste povere ragazze venivano usate per il divertimento dei miliziani, e lei ha provato anche a liberarne una, ma non c’è l’ha fatta, perchè non aveva abbastanza soldi.
Oltre alle schiave sessuali, la ragazza in quei tre anni vissuti in Siria ha visto con i propri occhi gli orrori della guerra, ha visto i corpi mutilati di coloro che venivano ritenuti dei traditori dello Stato Islamico e ridotti in pezzi dopo l’impiccaggione, e fiumi di sangue che scorrevano da tutte le parti.