Isis, il giornalista liberato racconta i tentativi di fuga dall’orrore

Javier Espinosa ha rilasciato un'intervista nella quale ha raccontato i tentativi di fuga dalle carceri dell'Isis: "Ci torturarono per settimane, fino a quando non furono sicuri che non avremmo più provato a scappare"

Isis, il giornalista liberato racconta i tentativi di fuga dall’orrore

Javier Espinosa, giornalista spagnolo rimasto per mesi nelle mani dell’Isis, ha raccontato di come John Cantlie e James Foley, allora anch’essi prigionieri dei fondamentalisti islamici, abbiano tentato per due volte la fuga, senza però riuscire ad evadere dalla prigionia. A riportarlo è il Daily Mirror, che cita l’intervista rilasciata dallo spagnolo al Times.

Espinosa era rimasto in ostaggio dei terroristi dal Dicembre del 2013 fino a Marzo dell’anno scorso, ed ha avuto una terrificante esperienza diretta delle condizioni disumane nelle quali versano tuttora i prigionieri catturati dall’Isis. John Cantlie, fotografo, era rimasto in ostaggio per più di due anni, apparendo numerose volte nei filmati di propaganda trasmessi dagli jihadisti, così come Foley, divenuto poi tristemente famoso per essere stato decapitato dal boia Jihadi John il 19 Agosto 2014.

“Foley e Cantlie provarono per due volte a fuggire-ha raccontato Javier Espinosa, corrispondente del quotidiano iberico El Mundo, al britannico Timesil primo tentativo è fallito prima ancora che ci potessero provare. Li hanno scoperti a cercare di togliersi le manette con una chiave artigianale che avevano provato a realizzare da soli”. Ma è il secondo tentativo a stringere il cuore, mettendo in luce le straordinarie qualità umane di Foley: “Dopo essere evaso dalla stanza nella quale erano tenuti prigionieri, (James Foley) doveva aspettare Cantlie, che era uscito per secondo. Ma la guardia l’aveva visto. Foley avrebbe potuto comunque tentare la fuga da solo, ma decise invece di tornare indietro: <<Non potevo lasciare John lì da solo>>, mi ha detto”. Una testimonianza a tratti commovente, resa ancora più drammatica dalla triste fine poi toccata al giornalista americano.

“I tentativi di fuga di Foley e Cantlie causarono loro settimane e settimane di punizioni-ha continuato a raccontare Espinosa-colpi su colpi. Tentativi di annegamento. Altri colpi. Hanno continuato a torturarci per settimane, fino a quando non si sono sentiti sicuri che non avremmo più provato a fuggire”. Lo stesso Cantlie aveva parlato dei tentativi di fuga nel video propagandistico dell’Isis intitolato “Lend me your ears” (“Prestatemi orecchio”), nel quale il fotografo apparve davanti alla telecamera indossando l’usuale tuta arancione. Queste le parole che fu costretto a pronunciare dai suoi carcerieri: “Adesso, fino a quando non proveremo a fare di nuovo qualcosa di stupido come provare a fuggire, o a fare altre cose che non dovremmo, lo Stato Islamico ci tratterà bene”.

Una testimonianza, quella di Javier Espinosa, che contribuisce ad ampliare il quadro delle condizioni dei prigionieri nelle mani dell’Isis. Un piccolo frammento di storia che racconta della disperazione degli ostaggi, ridotti in condizioni miserevoli, ma anche della loro voglia di rimanere uniti nel dolore, dello spirito di fratellanza; un sentimento che spinse Foley a tornare in quell’Inferno, pur di non lasciare da solo un compagno in difficoltà.

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