La notizia arriva direttamente dall’Iraq, ed è stata riportata-con tanto di relative immagini-anche dalla famosa emittente britannica BBC: l’Isis sta utilizzando bombe al cloro per rendere i suoi assalti ancora più terrificanti. Le voci riguardanti l’utilizzo del gas clorino da parte dei fondamentalisti islamici circolavano già dall’anno scorso, ma si era sempre trattato di supposizioni, quantomeno fino ad ora: i filmati offerti dalla BBC sono infatti inequivocabili, ed anche il governo iracheno ha dovuto infine confermare ufficialmente ciò che si sussurrava da tempo, ovverosia che l’Isis sia attrezzato per la guerra chimica.
Haider Taher, appartenente al nucleo artificieri dell’esercito iracheno, ha spiegato che il cloro è altamente tossico per chi lo inala: brucia i polmoni se respirato in ingenti quantità, ed è capace di provocare gravi danni all’organismo, sebbene la sua letalità rimanga inferiore a quella del tristemente famoso gas nervino. Un altro aspetto che Taher ha voluto sottolineare è quello relativo all’impatto psicologico dell’utilizzo delle bombe al cloro: in seguito alla deflagrazione, questi ordigni rilasciano nell’aria consistenti nubi di fumo arancione, ed il fragore dell’esplosione unito alla visione del veleno che si disperde nell’aria ed all’effetto soffocante del gas, è in grado di mandare la gente nel panico.
Dopo le voci mai confermate risalenti già al 2014, quindi, è stato finalmente ufficializzato l’utilizzo da parte dell’Isis delle temibili bombe al cloro. Gli ordigni al cloro furono i primi a venire sviluppati nell’ambito della guerra chimica; il cloro aggredisce le vie respiratorie, e pur non riuscendo a raggiungere gli alveoli polmonari, è tuttavia in grado di irritare immediatamente le mucose, dando una sensazione di soffocamento istantanea. Queste bombe possono essere realizzate in modo artigianale, poiché sono composte da materiali facilmente reperibili. Le armi chimiche, come le bombe al cloro per l’appunto, sono classificate dalle Nazioni Unite come armi di distruzione di massa, e sono state conseguentemente messe al bando nel corso della Convenzione sulle armi chimiche del 1993.