ISIS: esperti svelano le tecniche di lavaggio del cervello per ragazze occidentali

In un documentario della BBC sono state spiegate le tecniche utilizzate dall'Isis sui social per reclutare giovani stranieri. Ecco com'è possibile che una normale ragazza occidentale si trasformi in una terrorista, nell'arco di soli pochi mesi

ISIS: esperti svelano le tecniche di lavaggio del cervello per ragazze occidentali

Un documentario della BBC ha messo a nudo le tecniche utilizzate dai fondamentalisti islamici dell’Isis per fare proselitismo tra i ragazzini occidentali, e convincerli ad unirsi alla fanatica causa della Jihad. Nel documentario in questione vengono prese in esame le testimonianze dei genitori dei giovani foreign fighters, in particolare di quelli delle cosiddette “sposine della Jihad”; le ragazzine che sognano di diventare le mogli dei guerriglieri islamici, e scappano di casa per andare ad unirsi alle fila dei terroristi.

Nel reportage della BBC viene svelato quanto internet sia uno strumento estremamente potente per il controllo delle menti dei giovani, e fornisca agli esperti in psicologia dell’Isis la chiave giusta per entrare sia nella testa delle giovani ragazze arabe cresciute in Europa ed in America, sia in quelle delle giovani occidentali. Si tratta di un vero e proprio percorso di formazione, nel corso del quale viene alterata significativamente la personalità dei soggetti più suggestionabili, i quali vengono così convinti che la guerra contro “i nemici di Allah” e le politiche occidentali sia effettivamente e razionalmente giusta.

Nel documentario viene evidenziato come l’Isis si basi su degli schemi molto rigidi per il reclutamento dei giovani all’estero: il target è sempre quello degli adolescenti, in quanto è proprio quello il periodo della vita di una persona in cui viene messo più in discussione tutto il contesto entro il quale è inserita. Si tratta infatti del momento in cui sorgono i primi dubbi esistenziali, l’età della ribellione, ed è giocoforza quella in cui i giovani risultano essere più vulnerabili alle forme di controllo mentale.

Si tratta di un percorso che, se affrontato in maniera efficace, può risultare sorprendentemente breve: Lea, una ragazza francese fermata dagli agenti dell’Intelligence prima che potesse congiungersi ai suoi “sobillatori” proprio di fronte a scuola (i quali le avrebbero poi fornito i mezzi per raggiungere lo Stato Islamico e sfuggire ai controlli aeroportuali), ha infatti dichiarato che la sua radicalizzazione e conversione da “normale ragazza francese” a fanatica islamista non era durata che pochi mesi.

A spiegare alcune di queste metodologie di lavaggio del cervello è stata la dottoressa Katherine Brown, esperta nel campo della psicologia sociale e dell’utilizzo dei social media. La Brown ha reso noto come i reclutatori dell’Isis utilizzino una miscela di elementi conosciuti ai ragazzini occidentali, considerati “sicuri e quotidiani” da questi ultimi (come normalissimi post sul cibo o sugli animali), farcendoli però di messaggi subliminali ed informazioni false (o vere ma provvidenzialmente edulcorate) accuratamente studiati per esaltare la causa dello Stato Islamico.

In questo modo, i contenuti vengono ritenuti “sicuri ed affidabili” dalle menti delle giovani vittime, in quanto si riallacciano in automatico alla loro quotidianità, e fanno da “veicolo” per le idee estremiste e fondamentaliste che finiscono per lavorare in background nel loro inconscio per la conversione. Una sorta di “Cavallo di Troia” via social network, per farla breve. “Stiamo osservando questo miscuglio di linguaggio informale, che è ottimo per relazionarsi ai giovani-ha infatti spiegato la dottoressa Brown-in questa mistura, riferimenti inglesi ed arabi si fondono insieme per creare una forma di comunicazione unica”. Ed estremamente potente. Una sorta di “cocktail di idee”, specificamente studiato perché la sua efficacia si massimizzata per agire sulla mente dei giovani.

Ma sarebbe un errore pensare che le ragazze convertite siano stupide o non consapevoli di ciò che stiano facendo, viene sottolineato nel documentario. Questo perché: “Sono estremamente intelligenti, ed è sbagliato pensare che siano stupide, che stiano seguendo ciecamente altre persone senza capire cosa stiano facendo, perché lo sanno benissimo”. Ad assicurarlo è la stessa Katherine Brown, che aggiunge poi: “Hanno fatto la loro scelta, ed è una scelta razionale. Il problema è che l’hanno fatta con una grave mancanza di informazioni, e di conseguenza di pensiero critico, ed è questo il problema. Ma non sono stupide”. Non si tratterebbe dunque di persone poco intelligenti, al contrario; mediamente la loro intelligenza è sopra la media, ed è proprio questo il problema.

Queste ragazze sentono di essere inserite in un modo nel quale non si riconoscono, cercano risposte che non riescono a trovare, ed è qui che interviene l’Isis: fornendo informazioni parziali e tendenziose, che filtrano grazie a contenuti apparentemente sicuri, le spingono a sviluppare l’idea critica e razionale che ciò che i terroristi stiano facendo sia giusto, convincendole in tal modo ad unirsi alla loro causa con una semplicità disarmante. Un ennesimo esempio di come la propaganda, se accuratamente pianificata, funzioni tanto meglio, quanto più curiosa, sveglia e piena di dubbi sia la mente alla quale essa sia rivolta.

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