La questione dei matrimoni gay si sposta in Irlanda: domani infatti si terrà il voto per decidere se inserire o meno nella legislatura irlandese la possibilità per gli omosessuali di contrarre unioni matrimoniali ufficialmente riconosciuti dallo Stato. Lo stesso Premier irlandese Enda Kenny si è pubblicamente esposto, dimostrando così un grande interesse nei confronti della questione, per invitare i cittadini ad esprimere la propria preferenza: “Non c’è nulla da temere a votare per amore ed eguaglianza”.
Sarà dunque l’Irlanda il primo Paese al mondo a lasciare ai propri elettori il compito di decidere se i matrimoni gay possano essere accettati dalla comunità, o meno. Una scelta di straordinaria coscienza democratica, con i vertici del Governo che si sono dimostrati realmente al servizio della popolazione, delegando direttamente ai cittadini il potere decisionale mediante un referendum che avrà valore legislativo.
La vicenda è già un fatto clamoroso di per sé, ma assume i contorni dell’incredibile se si pensa che proprio l’Irlanda è un Paese in cui l’omofobia rappresentava un fortissimo problema negli anni passati, a causa del background fortemente cattolico-tradizionalista della nazione. Il reato di omosessualità era infatti stato abolito solamente nel 1993, in colpevole ritardo rispetto ad altri Paesi occidentali, e solo dopo un’epica battaglia in ambito legale durata addirittura 17 anni.
Ma Kenny ha voluto dare un taglio netto col passato, affermando pubblicamente: “Tutti devono avere il diritto di sposare la persona che amano”, senza restrizioni legate alle preferenze sessuali. Un discorso con il quale il Premier si è accattivato le simpatie dell’elettorato omosessuale, al punto che egli stesso ha poi precisato “Non voglio diventare un’icona gay”; ulteriore riprova del fatto che non sia semplice propaganda elettorale, quanto piuttosto una pura manifestazione di coscienza civica e sociale.
Secondo i sondaggi pubblicati dall’Irish Times, nel corso del weekend appena trascorso, ci sono moltissimi cittadini che condividono la stessa linea di pensiero del Presidente irlandese in merito ai matrimoni gay: le proiezioni danno infatti il “Sì” al 70%, quasi un plebiscito. Inoltre, l’annuncio del referendum ha generato un’ondata di “coming out” mai vista prima: atleti, esponenti del mondo politico, dello spettacolo e persino facce da copertina dei mass media come Urusla Hallingan, la quale ha dichiarato: “Mi sarei portata il segreto nella tomba se non fosse arrivato il referendum”.
A riprova del fatto che chi accusa della poca presenza di omosessuali in determinate parti del mondo, sta semplicemente facendo un complimento alla loro abilità di mantenere la riservatezza. L’Irlanda sembra dunque pronta ad accogliere i matrimoni gay, nonostante l’opposizione dei vescovi cattolici e di gruppi come “mothers and fathers matter”, che guidano l’ondata dei “No”, apparsi però in schiacciante minoranza.