Finalmente giustizia è fatta: ci sono voluti ben tre anni per la condanna dei cinque uomini che nel 2012 si erano resi protagonisti di uno stupro di gruppo e del successivo omicidio di una ragazzina di soli 13 anni.
Il tribunale dello stato orientale dell’Orissa ha emesso la sentenza, infliggendo la pena massima in caso di reati del genere, ovvero la condanna a morte, prevista dalla legge anti-stupro varata proprio nel 2012 come conseguenza dello stupro e dell’uccisione della studentessa Nirbhaya, avvenuta proprio a New Delhi.
Pare che siano stati in sette uomini a rapire, stuprare ed uccidere la ragazza; cinque degli assalitori sono stati catturati e, appunto, condannati a morte; ne restano due a piede libero che risultano ancora ricercati. Tra l’atro, sempre secondo l’Hindustan Times, l’autopsia ha confermato che la ragazzina fosse incinta di uno dei suoi aggressori, motivo per cui la polizia ha sottoposto il feto all’esame del DNA per risalire al padre.
Purtroppo l’India non è nuova ad episodi del genere che, anzi, diventano sempre più frequenti; e, dalle notizie che trapelano dalle fonti di informazione, sembra che il problema sia ben più radicato in quanto sarebbe la stessa polizia ad offrire del denaro alla vittima al fine di “comprarne” il suo silenzio. Inoltre, l’opinione pubblica accusa la polizia di aver tentato di spingere per cremare il corpo della ragazza, anche contro il volere del padre che avrebbe preferito un funerale pubblico.