Quello delle violenze sessuali a danno delle donne indiane è un orrore che non accenna a diminuire. Ma anche le bambine e le adolescenti non vengono risparmiate da quello che le Nazioni Unite hanno riconosciuto essere un grave problema nazionale. Non è quindi un caso che in India gli stupri rappresentino uno dei crimini più comuni perpetrati contro le donne.
L’ultimo caso ad avere un non indifferente clamore mediatico è quello di una bambina di appena 10 anni di età, ripetutamente abusata dallo zio. La giovane vittima, stuprata per almeno sei volte dal parente, alla fine è rimasta incinta. Per ventisei lunghissime settimane ha tenuto nascosta la gravidanza, ma alla fine non ha retto ai profondi dolori addominali e ha chiesto aiuto.
Una volta trasportata in ospedale dai genitori, i medici non hanno potuto che confermarne lo stato gestazionale. L’equipe di medici che ha visitato la bambina ha sottolineato che “il feto sta bene e che può sopravvivere”.
Ma l’avvocato della famiglia della vittima non è dello stesso avviso. Stando a quanto da lui riferito, i dottori avrebbero notato che le ossa pelviche della bambina non sarebbero ancora sviluppate. In altre parole potrebbero sorgere delle serie complicazioni nel caso in cui la gravidanza fosse portata avanti. A poterne risentire sarebbe non solo la futura madre, ma anche il feto. Nonostante ciò, i medici hanno ribadito che «l’aborto non è un’opzione in questa fase. L’unico modo per terminare la gravidanza è quello di far nascere il bambino».
La questione è stata quindi affrontata dalla Corte Suprema indiana, pronunciatasi a sfavore dell’interruzione di gravidanza. Per il massimo organo posto al vertice del potere giudiziario del paese, “l’aborto non è un’opzione contemplabile a questo punto”. Superata la ventesima settimana, la possibilità sarebbe preclusa. L’unico escamotage sarebbe ora in mano ai dottori, che dovrebbero sostenere l’esistenza di qualche grave pericolo per la vita della gestante.