Una ginecologa dell’ospedale distrettuale di Rampur, nel nord dell’India, non avrebbe potuto usare un metodo più crudele per far nascere un bambino: ha legato le sue gambe ad una corda nel tentativo di estrarlo dal grembo materno, ma il corpicino delicato del piccolo non è riuscito a sopportare lo strappo e la nascita è avvenuta con la testa bloccata dentro il corpo della madre.
La dottoressa Tayyaba Iqbal e l’infermiera di turno, di cui si conosce solo il nome di battesimo, Madhuri, sono ora in stato di arresto con l’accusa di aver decapitato un bebè durante il parto.
Il tragico evento si è verificato domenica scorsa, quando le due professioniste avrebbero tirato le gambe del bambino dal grembo della madre al punto di staccare la testa dal corpo. Poco dopo avrebbero scaricato il bambino senza testa in una pattumiera.
Il medico responsabile del reparto maternità, Joshna Pant, è stato informato dell’incidente, ma ormai era troppo tardi per salvare il bambino.”La paziente ha 35 anni, è residente nel villaggio di Ahmadnagar-Tarana, ed è stata ricoverata sabato. Il travaglio è iniziato domenica sera, e il medico di guardia dopo aver constatato che il feto si trovava in posizione podalica, ha tentato di far nascere il bambino legando il suo piede ad una corda e tirando” ha detto la dottoressa Pant. Ha inoltre aggiunto di sentirsi “smarrita” e di non saper spiegare il motivo per cui il medico di guardia abbia adottato una procedura così bizzarra per far nascere il bebè.
La madre ha dovuto essere sottoposta ad un intervento per rimuovere chirurgicamente la testa del bimbo rimasta nel suo ventre. La notizia del tragico evento si è diffusa nella giornata di lunedì, quando una grande folla si è riunita davanti all’ospedale in segno di protesta accusando il personale di negligenza medica.
Il piccolo è nato morto, ha spiegato un responsabile della Sanità, Shankar Lal Saraswat: “Stiamo investigando per stabilire cosa abbia causato la decapitazione”.
Un ufficiale della polizia, Mohamed Tariq, ha dichiarato che le due donne accusate di omicidio volontario sono fuggite lunedì scorso dopo la morte del bimbo, ma il giorno dopo sono state rintracciate e arrestate per “atto compiuto con l’intenzione di evitare che il bambino nascesse vivo o di indurlo a morire dopo la nascita”.