Grazie allo studio del The Goddard Institute of Space Science, guidato da Michael Way, presentato questa settimana a Ginevra all’European Planetary Science Congress – Division for Planetary Sciences Joint Meeting 2019, è stato possibile ipotizzare che il pianeta Venere sia stato dotato di un clima stabile per miliardi di anni, ospitando anche acqua allo stato liquido.
Improvvisamente però, tra 700 e 750 milioni di anni fa, qualcosa di misterioso lo fece divenire la serra infernale che è oggi, rilasciando anidride carbonica dalle rocce, mutando il clima: con un’atmosfera tossica 90 volte più spessa di quella terrestre, temperature superficiali fino a 864°, talmente calde da rendere possibile lo scioglimento del piombo, attualmente la sola similitudine con la Terra è da rinvenire nelle dimensioni simili che ne hanno attribuito il soprannome di gemello.
Ricevendo infatti maggior quantità di luce solare rispetto a noi, l’acqua liquida evaporerebbe, indirizzando nello spazio l’idrogeno ed imprigionando l’anidride carbonica: l’effetto serra e la relativa tossicità sarebbero quindi inevitabili, oltre alla presenza di una topografia ricca di alterazioni derivanti da eruzioni vulcaniche che avrebbero ricoperto le regioni pianeggianti ed i possibili bacini oceanici.
Lo studio, ottenuto ricreando gradatamente l’aumento delle radiazioni solari, si è focalizzato sul confronto di 5 simulazioni climatiche del passato del pianeta: in un terzetto delle medesime, era presente un oceano di 1.017 piedi, un mare profondo 32 piedi, ed acqua al suolo. In tutti i casi, è stato rilevato che Venere avrebbe potuto supportare l’acqua. Inoltre, un clima temperato in superfice, da un minimo di 68° Fahrenheit ed un massimo di 122° Fahrenheit, sarebbe durato almeno 3 miliardi di anni, considerato che la sua formazione viene fatta risalire a 4.5 miliardi di anni fa.
Probabilmente, un veloce raffreddamento avrebbe coinvolto Venere dopo pochi miliardi di anni dalla sua costituzione, arricchendone l’atmosfera di anidride carbonica che, se avesse seguito un’evoluzione analoga a quella terrestre, sarebbe stata attratta dai silicati ed imprigionata nella superficie: il tutto avrebbe quindi condotto ad un’atmosfera stabile, pullulante di azoto, con minime quantità di metano ed anidride carbonica.