La guerra in Ucraina ha suscitato una mobilitazione internazionale come poche altre negli ultimi decenni: l’Ucraina ha ricevuto supporto militare, aiuti umanitari e manifestazioni di sostegno da diversi Paesi del mondo. Tuttava, al di là del conflitto tra Russia e Ucraina, attualmente nel mondo esistono altri scontri armati in cui il bilancio delle vittime è spaventoso e sconcertante ma che ricevono meno attenzione e aiuto internazionale.
“Alcuni sono più uguali di altri”
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha portato le persone coinvolte in altri conflitti a chiedersi il perché di un differente trattamento internazionale: “c’è stata una palpabile sorpresa nel nostro continente del fatto che non tutti i conflitti armati siano trattati con la stessa mancanza di interesse che riceve la gran parte delle guerre in Africa“, ha scritto il giornalista canadese-algerino Maher Mezahi in un articolo per la BBC, confrontando le ripercussioni della guerra in Ucraina e quelle in Etiopia e Camerun. “Sì, ci sono dichiarazioni di preoccupazione e inviati internazionali in missione, ma non c’è copertura 24 ore su 24, dichiarazioni televisive in diretta da leader mondiali e offerte di aiuto entusiastiche”, si legge nell’articolo. “Siamo tutti uguali, ma alcuni sono più uguali di altri“, conclude il giornalista.
Etiopia
Lontana dai riflettori diplomatici internazionali, la guerra in Etiopia è iniziata nel novembre 2020 e non accenna a concludersi. Le parti in causa sono il governo centrale e un partito politico nella regione del Tigray. Sono tante le segnalazioni di crimini di guerra, come l’omicidio di civili e gli stupri di massa. Secondo le stime del governo statunitense, la guerra in Etiopia ha provocato la morte per fame di 900.000 persone. I ribelli che combattono nel paese affermano che più di 9 milioni di etiopi hanno bisogno di un aiuti alimentari.
Yemen
L’ONU afferma che la guerra in Yemen ha causato livelli di sofferenza scioccanti e rappresenta il peggior disastro umanitario del mondo. 233.000 persone sono morte, di cui 131.000 per cause indirette come la mancanza di cibo, servizi sanitari e infrastrutture. Più di 10.000 bambini sono morti come conseguenza diretta dei combattimenti. Quattro milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case e più di 20,7 milioni (71% della popolazione del Paese) hanno bisogno di una qualche forma di assistenza umanitaria o di protezione. Una persona su due inoltre non ha accesso all’acqua potabile.
Myanmar
Dal 1948, decine di gruppi di ribelli armati di origine etnica si sono confrontati con il governo del Myanmar chiedendo il riconoscimento delle loro particolarità etniche e culturali e chiedendo riforme nella struttura territoriale dello Stato o l’indipendenza. Le operazioni militari sono state costanti in questi decenni, e sono state dirette soprattutto contro la popolazione civile, con l’obiettivo di distruggere le basi dei gruppi armati, provocando lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone. “Il numero di sfollati interni in Myanmar da quando l’esercito ha preso il potere nel 2021 ha superato il mezzo milione di persone“, afferma un rapporto dell’UNHCR pubblicato il 1 marzo.
Siria
“I siriani sono stati oggetto di violazioni dei diritti umani su scala massiccia e sistematica“, ha lamentato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres venerdì 11 marzo. Le sue parole hanno coinciso con un nuovo anniversario della guerra che questo Paese soffre dal 2011 e che ha visto protagonisti il governo di Bashar al-Assad e gruppi armati di diversa ispirazione. Secondo i dati dell’UNHCR, ci sono 5,6 milioni di rifugiati e 6,7 milioni di sfollati interni. La guerra si traduce anche in un altro numero spaventoso: l‘80% vive in povertà.
Afganistan
L’Afganistan ha vissuto un conflitto armato praticamente ininterrotto dall’invasione delle truppe sovietiche nel 1979, quando è iniziata la guerra tra le forze sovietiche e afghane da un lato e la guerriglia islamista anticomunista dall’altro. I talebani hanno preso il controllo del Paese nell’agosto 2021 sotto lo sguardo impassibile della comunità internazionale. Il Fronte di Resistenza Nazionale guidato da Ahmad Masud è oggi il principale gruppo armato contro il potere talebano.
Mozambico
La provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, è colpita da un conflitto armato dalla fine del 2017, guidato dalla sedicente Ahlu Sunnah Wa-Jama. Da allora, Cabo Delgado è stata l’epicentro di incessanti violenze e scontri armmati. Medici senza frontiere ha recentemente avvertito che “la crisi umanitaria persiste e centinaia di migliaia di sfollati sopravvivono in condizioni precarie“.